Sembra che a Palazzo Marino abbiano finalmente trovato la ricetta definitiva per una Milano… deserta e silenziosa come una domenica di agosto sotto il sole cocente. L’ultima trovata di questa illuminata giunta? Dichiarare guerra aperta a ben 70.000 motociclisti, rei, evidentemente, di turbare l’idillio di un’aria così pulita da potercisi fare il bucato. Solo dei veri “amanti” del blocco del traffico potevano concepire un simile capolavoro di “mobilità sostenibile”.
La Crociata Ideologica Contro le Due Ruote
Questa decisione, incastonata nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) fin dal lontano 2018 e ora pronta a concretizzarsi per volere dell’ineffabile Assessore Censi con l’attivazione delle telecamere di Area B e C a ottobre 2025, non è altro che l’ennesimo capitolo di una guerra ideologica che sta soffocando la vitalità e la praticità di Milano.
Affermare che le motociclette siano meno impattanti delle automobili è un dato di fatto, non un’opinione. Consumano meno carburante, producono meno emissioni (freni inclusi), decongestionano il traffico e occupano uno spazio di sosta irrisorio rispetto alle mastodontiche quattro ruote. Allora perché questa crociata insensata contro un mezzo di trasporto efficiente e sostenibile? La risposta è agghiacciante: una cieca fede in un modello di mobilità ideologico che preferisce trasformare 70.000 motociclisti in potenziali 35.000 automobilisti in più, con motori accesi nel traffico e ingombranti soste selvagge. Un “sostenibilità” che si traduce in un aumento, seppur per difetto, della congestione e dell’inquinamento.
Diritti Calpestati e Inefficacia delle Misure
Ma l’arroganza di questa amministrazione non si ferma all’illogicità delle proprie scelte. Essa calpesta i diritti di migliaia di cittadini che hanno investito nell’acquisto di un motociclo, vedendo ora il proprio bene svalutato e reso inutilizzabile per un capriccio ideologico. Per questa giunta di sinistra, evidentemente, punire la proprietà privata, limitare la libertà di movimento e “rieducare” i cittadini ai propri dettami “green” rappresenta una missione sacra, un obiettivo primario che surclassa il buon senso e le reali esigenze della comunità.
È deprimente constatare come, da oltre un decennio, con l’introduzione di Area C, Area B, piste ciclabili spesso inutilizzate e le cosiddette “piazze tattiche” che altro non sono se non ostacoli alla circolazione, il Sindaco si sia trincerato in un assordante silenzio di fronte a una domanda cruciale: perché, nonostante queste misure draconiane, gli indici di inquinamento non accennano a diminuire? Dieci anni di “sperimentazione” fallimentare dovrebbero bastare per ammettere l’inefficacia di queste politiche, ma l’amministrazione preferisce ignorare l’evidenza, perseverando in una crociata ideologica che non porta alcun beneficio concreto alla qualità dell’aria.
La Superbia del Sindaco e la Risposta Popolare
La ciliegina sulla torta di questa gestione autoreferenziale è la sprezzante reazione del Sindaco Sala alla richiesta di referendum promossa dall’Associazione Divieto, con il sostegno di forze politiche come FDI e Forza Italia. Definire i referendum come strumenti di “visibilità” e dubitare preventivamente del raggiungimento del quorum è un atto di superbia politica inaccettabile, soprattutto da chi, come Sala, ha ottenuto la sua rielezione con il voto di una minoranza dei cittadini milanesi.
Il Referendum
Sarebbe auspicabile che al paventato referendum sullo stop alle moto non partecipassero solo i diretti interessati, ma ben 249.000 milanesi, la cifra necessaria per rendere valida la consultazione popolare e infliggere una sonora sconfitta a un Sindaco che ha dimostrato una preoccupante sordità verso la volontà popolare e un irrispettoso disinteresse per i diritti dei propri cittadini. L’appuntamento del 12 aprile all’Idroscalo per la raccolta firme rappresenta una prima, importante occasione per far sentire la voce di una Milano stanca di essere ostaggio di un ecologismo ideologico e dannoso. È ora di dire basta a questa guerra insensata alla mobilità privata e di restituire Milano ai suoi cittadini.
