Abbiamo incontrato Lorenzo Berti, fondatore e presidente dell’ associazione Vento dell’ Est, di ritorno da un viaggio in Russia e nel Donbass.
Insieme ad altri volontari dell’ associazione ha consegnato generi di prima necessità alla popolazione stremata dalla guerra e ha incontrato esponenti di alcuni movimenti patriottici russi. Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo viaggio.
Ciao Lorenzo. Spiegaci di cosa si occupa l’associazione Vento dell’ Est e raccontaci il tuo viaggio in Russia e nel Donbass. Com’è andata quest’ anno la missione solidale?
La nostra associazione si occupa di tutelare e rafforzare i tradizionali rapporti di amicizia e collaborazione tra Italia e Russia. A tal proposito organizziamo vari tipi di iniziative in tutta Italia di carattere culturale, storico, politico, geopolitico e solidale. Inoltre ogni anno organizziamo una missione umanitaria nei territori del Donbass per aiutare la popolazione civile che soffre a causa di una guerra in corso ormai da ben undici anni. Nonostante le pressioni ricevute, come la chiusura del nostro vecchio conto corrente, anche quest’anno la missione si è regolarmente svolta, siamo infatti rientrati da poco in Italia.
Nel corso della settimana trascorsa nella regione di Lugansk abbiamo effettuato due consegne di aiuti umanitari. La prima nella città Toshkovka, completamente distrutta dai combattimenti nel 2022, dove vivono ancora 98 persone in condizioni estreme, senza gas ed elettricità. L’altra presso due centri nella città di Alchevsk gestiti dalla Chiesa Ortodossa che accolgono anziani non autosufficienti, adulti affetti da disabilità e bambini rimasti orfani.
Oltre ai generi di prima necessità donati, abbiamo cercato anche di stabilire un contatto umano attraverso piccoli gesti come ad esempio cantare insieme alcune delle canzoni italiane più amate in Russia, da ‘L’Italiano’ di Toto Cotugno a ‘Azzurro’ di Celentano”.
Come si sta evolvendo la situazione sul campo di battaglia?
Nelle città del Donbass dalle quali la linea del fronte si sta progressivamente allontanando i lavori di ricostruzione sono in pieno svolgimento.
Lugansk ormai è tornata ad avere gli stessi abitanti del 2014, solo in quest’ultimo anno sono stati inaugurati un nuovo ospedale, cinque complessi scolastici e decine di nuovi parchi, tutti dotati di attrezzature sportive e giochi per bambini. In questi mesi l’esercito russo sta avanzando in numerose direzioni e quello ucraino sembra sempre più in difficoltà, costretto a rapire con la forza persone in strada per mandarle a morire in una guerra funzionale solamente agli interessi delle élite russofobe che stanno a Washington e Bruxelles.
Vedremo nei prossimi mesi se anche Trump proseguirà sulla linea della guerra fino all’ultimo ucraino oppure se comincerà ad elaborare una strategia di uscita da un conflitto che l’Occidente ormai sa di non poter vincere. La Russia ha più volte ribadito la sua disponibilità ad una soluzione diplomatica ma la base di partenza di qualsiasi reale negoziato non può non includere la rimozione delle cause dello scoppio di questo conflitto, ovvero un cambio di regime a Kiev, oltre al riconoscimento delle nuove realtà territoriali.
Nel corso del viaggio hai incontrato anche esponenti di movimenti patriottici russi: raccontaci l’attività di questi movimenti.
In seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina i movimenti patriottici russi stanno attraversando un momento di forte crescita.
Da movimenti di nicchia, spesso guardati con un po’ di sospetto in quanto ritenuti estremisti, sono diventati punto di riferimento per un numero sempre crescente di cittadini e ben radicati in tutti i settori della società, dalle università alle associazioni sportive. I maggiori consensi si registrano tra i giovani ma possono vantare anche numerosi sostenitori all’interno delle due istituzioni più importanti della nazione, il Parlamento e la Chiesa Ortodossa.
Tra le principali attività svolte, l’aiuto alle fasce sociali più deboli, il sostegno ai soldati al fronte e l’organizzazione di eventi che celebrano la storia, l’identità russa ed i suoi valori tradizionali. Ma la battaglia principale è quella rivolta al contrasto dell’immigrazione clandestina, attraverso la collaborazione con le forze dell’ordine per individuare e sgominare attività gestite da stranieri non in regola e l’assistenza, sia legale che ‘fisica’, a chiunque si trovi ad avere problemi con appartenenti a diaspore etniche.
Anche la Russia comincia ad avere un problema con l’immigrazione? Come viene gestita dallo stato? E come viene affrontata dai movimenti patriottici?
R: Negli ultimi anni l’immigrazione si è affermata come uno dei temi principali nella politica interna russa.
Prima di affrontare l’argomento è giusto evidenziare alcuni presupposti che rendono diversa la situazione russa da quella italiana ed europea. In primo luogo la Russia ha effettivamente bisogno di mano d’opera, anche non qualificata, avendo un tasso di disoccupazione praticamente inesistente (meno del 2%, tra i più bassi al mondo) ed un’economia in crescita (oltre il 4% di aumento del PIL lo scorso anno, con buona pace dei media occidentali). Secondariamente la Russia è un Impero e non uno Stato Nazione.
Al suo interno convivono circa 180 popoli diversi, dagli eschimesi ai ceceni, e fedi religiose differenti, con una larga maggioranza ortodossa ma anche regioni a maggioranza islamica o buddista. Infine la quasi totalità degli immigrati proviene dalle vicine nazioni ex-sovietiche dell’Asia Centrale, con le quali ci sono sicuramente più punti di contatto che non tra un italiano ed un nigeriano. Ciò nonostante, ultimamente l’immigrazione ha iniziato ad essere vista non più come una risorsa ma come un problema.
Questo soprattutto a causa dell’aumento del numero di reati a sfondo violento commesso dagli immigrati che spesso hanno potuto godere di coperture garantite dalle relative comunità. Le cosiddette ‘diaspore’ con la crescita del numero dei propri concittadini all’estero hanno infatti acquisito un potere sempre maggiore muovendosi come una lobby per influenzare, sia legalmente che illegalmente (corruzione), politici, media e funzionari pubblici. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il barbaro attacco terroristico al Crocus City Hall di Mosca dello scorso anno commesso da cittadini originari del Tagikistan.
Da quel momento in poi si stanno susseguendo senza sosta provvedimenti legislativi per contrastare il fenomeno: divieto di lavoro in determinati settori, espulsione per le famiglie con figli minori che non parlano correttamente il russo, obbligo di monitoraggio costante attraverso una app sul cellulare, revoca della cittadinanza ed espulsione per i colpevoli di reati gravi (la cosiddetta ‘remigrazione’ in Russia è già realtà).
Grazie Lorenzo. Vuoi rivolgere un appello ai lettori che vogliono conoscere meglio o sostenere Vento dell’ Est?
R: Vogliamo rivolgere un grande ringraziamento a tutti coloro che con le loro donazioni ci permettono di realizzare le nostre iniziative solidali. Il nostro impegno sarà quello di organizzare una missione 2026 ancora migliore.
A partire da Settembre riprenderemo il consueto ciclo di iniziative in giro per l’Italia, cercando di condividere il più possibile le nostre esperienze.
Chiunque fosse interessato ad organizzare qualsiasi tipo di evento può contattarci tramite i nostri canali social o alla mail info@ventoest.it.
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