L’antifascismo è un termine che sottende una delle peggiori ipocrisie del linguaggio democratico.
É una sorta di razzistica richiesta di purezza di pensiero, analoga, se non peggiore, del manifesto sulla purezza della razza perché pretende di modificare mandatoriamente il pensiero.
L’antifascismo è un marchio DOC applicato arbitrariamente al pensiero dell’uomo; una sorta di premessa obbligatoria che autorizza una persona ad aver la facoltà di parlare ed essere ascoltata, e crea quella situazione di soggezione analoga alla “dhimmitudine” del mondo islamico integralista.
Dichiararsi antifascista è antistorico perché si tratta di una dichiarazione identitaria relativa a un periodo storico ormai chiuso, nato 100 anni fa e conclusosi 20 anni dopo, sul quale non viene applicata l’analisi storica ma la cieca isteria ideologica che cassa l’oggettività della realtà e persegue la perpetuazione dell’odio da guerra civile.
Essere antifascisti, tra l’altro, comporta una oggettiva contraddizione: chi lo vuole essere dovrebbe, infatti, rinunciare a tutti i provvedimenti sociali d’avanguardia varati dal fascismo e demolire le strutture da esso realizzate nel Ventennio, sulle quali poggiano le poche strutture realizzate dopo.
L’antifascismo è, inoltre, una posizione menzognera e fomentatrice di odio che nega, oppure giustifica, fatti terrificanti commessi dagli antifascisti a guerra finita ormai da oltre un biennio, avendo come obiettivo tanto quello di mondare la storia di cotante nefandezze e perpetuare l’odio immortale.
Lo scopo dell’antifascismo, infatti, è quello di mantenere vivo quell’odio immortale mirato ad alimentare sotto la cenere la brace della guerra civile e impedire una vera pacificazione.
Momento iconico dell’antifascismo è l’infame “spettacolo” andato in scena nell’aprile del 1945 a piazzale Loreto, il cui ricordo non finisce di indignare.
Sì, sono anti anti-fascista e se una doppia negazione suona come un’affermazione, ebbene: ME NE FREGO!
di Corrado Corradi