Cari lettori, leggendo l’articolo del Financial Times la saga dell’oro perduto (o sequestrato dagli “alleati”?) sta per raggiungere nuove vette di assurdità! Dalla Germania, patria della precisione e del brezel, all’Italia, culla della pizza e della burocrazia, si leva un coro unanime: “Rivogliamo il nostro oro!”
L’Oro? Lo vogliamo a casa nostra
Ebbene sì, le nostre amate riserve auree, valutate la bellezza di 245 miliardi di dollari (ossia, un budget decente per qualche centinaio di chilometri di autostrada, oppure per un paio di bonus edilizi), se ne stanno beatamente negli Stati Uniti. Non in un caveau supersegreto sotto la Casa Bianca, né tantomeno sotto un Taco Bell in Nevada, ma comodamente custodite presso la Banca Centrale USA.
Perché? Ma certo, per motivi di sicurezza!
Durante la Guerra Fredda, sapete, l’idea era che se i carri armati sovietici avessero invaso l’Europa, almeno i nostri lingotti sarebbero stati al sicuro oltreoceano, pronti a finanziare la resistenza a base di bratwurst e spaghetti. O almeno questa era la scusa.
Oggi, però, il clima è cambiato. Trump che critica la Federal Reserve (strano così sobrio lui nelle esternazioni), i rischi geopolitici che ci fanno tremare le vene ai polsi (ma solo se non siamo già impegnati a capire come funziona la dichiarazione dei redditi), e voilà, il dibattito è riacceso!
L’oro, da simbolo di stabilità economica, è diventato il trofeo da riportare a casa, quasi fosse la Coppa del Mondo vinta dall’Italia (quella vera, non quella che ci facciamo scappare ogni quattro anni).
Il “Richiamo del Lingotto”: Da Alice a Matteo
In Germania, i nostri amici dell’AfD (partito di destra, diretto da Alice Weidel) e vari gruppi di attivisti, probabilmente gli stessi che si lamentano se la birra non è alla giusta temperatura, spingono per il rimpatrio. Secondo il Financial Times citano “preoccupazioni sulla sicurezza e la sovranità economica”. Tradotto in parole povere: “Vogliamo essere sicuri che i nostri lingotti siano a portata di mano, nel caso a qualche yankee venisse in mente di spenderseli al Mac Donald”.
In Italia, non siamo da meno. La Lega di Matteo Salvini, sempre sul pezzo quando si tratta di cavalcare le onde del populismo (e, a volte, anche quelle del Papeete), ha avanzato proposte simili. Il Matteo nazionale vede l’oro, Secondo il FT, come una “protezione contro l’inflazione e l’instabilità”. Chissà, magari pensano di poterlo usare per coniare monete d’oro con la faccia di Bossi e fermare così il costo del pane che sale. L’immagine di Salvini che ispeziona un lingotto con una lente d’ingrandimento, sognando un aureo futuro, è di per sé un capolavoro comico.
Il Dilemma del Trasporto
Ma veniamo al sodo: la Germania possiede la bellezza di 3.355 tonnellate d’oro, seconda solo agli USA. Il 50% è ancora tra New York e Londra. L’Italia, con le sue 2.452 tonnellate, non è da meno.
Immaginate la scena: camion blindati che attraversano l’Atlantico (o forse super-droni scortati da caccia, per un tocco più hollywoodiano), carichi di lingotti.
La Bundesbank tedesca ci ha già provato tra il 2013 e il 2020. Risultato? “Processo costoso e complesso.” Ma dai! Trasportare tonnellate d’oro non è come ordinare una pizza a domicilio?
La Banca d’Italia è cauta. Loro, che di conti e bilanci se ne intendono, sottolineano i “costi logistici” e i “rischi di alimentare sfiducia nei mercati”. Tradotto: “Signori, ma vi rendete conto di quanto ci costa il corriere assicurato per portare a casa tutto ‘sto ben di Dio? E se poi i mercati pensano che siamo impazziti e stiamo facendo una scorta per l’Apocalisse?”.
Non è solo Oro, è una questione di Fede!
Alla fine, il rimpatrio dell’oro non è solo una questione economica. È simbolica. È un riflesso delle nostre “ansie su stabilità e indipendenza nazionale” e sul “ragionevole dubbio” nei confronti di alleati che sono più interessati al loro d’interesse che al bene comune.
Quindi, mentre i politici si accapigliano sull’opportunità di riportare a casa questi scintillanti lingotti di metallo prezioso, e gli economisti si arrovellano sui costi e i benefici, noi comuni mortali possiamo solo sorridere. Perché, dopotutto, in un mondo in cui le criptovalute spuntano come funghi e l’economia globale sembra un ottovolante impazzito, forse l’unica vera certezza è che l’oro, il nostro oro torni a Roma!
A voi la scelta: lingotti in cassaforte nazionale o dollari americani per un’altra pizza?
Redazione
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