Quid est veritas?, chiese Pilato a Gesù’, vittima sacrificale di un mondo, quello che circuitava intorno al tempio, improntato da una religione sclerotizzata e da ipocrisie che la alimentavano.
Mutatis mutandis, in quel tempio profanato da scribi e farisei («ipocriti e razza di vipere») ci viviamo dentro.
È il mondo moderno, alla occidentale maniera, ossia:
- democratico (di una democrazia ipocrita capace di cassare la scelta di un demos che qualcuno giudica possa anche aver votato male);
- laicista (di una laicità così viscerale e cerebrale da diventare militanza anti-religiosa);
- scientista (di una scienza che briga per affermarsi come religione)
- un mondo con i suoi dei «falsi e bugiardi» e i loro sacerdoti e i loro dogmi «prêt a porter» che portano l’uomo a disertare il buonsenso.
CHI
Il mondo moderno democratico, laico e scientista è una sorta di chiesa (la «c» minuscola è d’obbligo) eterea ma collosa come un’ameba, senza addentellati con la verità e che ingloba e intruppa in un gregge chi non vuol pensare; chi lo vuole fare previa castrazione del buonsenso; chi è così privo di buonsenso tanto da sentire il bisogno che gliene sia preconfezionato uno; chi ha così paura del suo essere quel «io sol uno» dantesco con la propria autonomia di pensiero e azione per cui sente il bisogno di essere irregimentato; chi non va oltre perché preferisce l’ignavia; chi, in tutto questo lucra in onori e prebende … e via, lungo una strada che ci illudiamo essere più comoda ma che tra menefreghismo, rinuncia, timori e psicosi, tornaconto egoistico, sterile cinismo, ci sfinisce e ci porta verso l’annullamento di quello per cui Iddio ci ha chiamati in essere.
Dante, nel canto V del Paradiso ci avverte:
«Siate, cristiani, a muovervi più gravi, non siate come penna ad ogne vento e non credete ch’ogni acqua vi lavi»
e rilancia:
«se mala cupidigia altro vi grida, uomini siate, e non pecore matte, si che ‘l giudeo di voi tra voi non rida »
Sì, se non vogliamo decedere prima di morire, non manchiamo di porci in continuazione la stessa domanda che quel Procuratore Romano ha rivolto a Gesù intuendo egli che quella razza di ipocriti e vipere che erano gli scribi e i farisei, stava somministrandogli bugie terra terra per nascondere qualcosa di ben più elevato.
Per cui, ora e sempre: quid est veritas? Ne va della nostra vitalità.
NOI
Gia’ da tempo lo Stato ha abdicato al suo alto ruolo di dimensione terrena accontentandosi di esercitare una gestione politica, amministrativa e giuridica di basso conio e infimo profilo identitario nei confronti del popolo, tant’è che del proprio popolo lo Stato moderno non ha rispetto, considerandolo meno di un’amorfa schiatta di sudditi intercambiabili con altri sudditi, basta che sia.
Di quel popolo avente in comune origine, lingua, tradizione, storia e religione, negletto sia dal potere temporale ma, iattura delle iatture, anche da quello spirituale, adesso permangono solo resti sparsi: NOI.
NOI che manteniamo contezza di quel che siamo stati e siamo e di cosa rischiamo di diventare, malgrado i moderni poteri, temporale e spirituale, stiano facendo di tutto per anestetizzarci e cassare quella contezza dalla nostra mente e dal nostro cuore.
NOI SOLI
Assumiamo lucidamente che, al giorno d’oggi, chi pensa secondo i canoni della verità è solo ed è respinto pure da una parte consistente di quella Chiesa renitente al ruolo di Mater et Magistra, e che non è più in grado di rappresentare la dimensione spirituale avendo optato per il ruolo di pares tra le scemenze di una spiritualità e di una socialità a la page, e per aver scelto di esercitare il ruolo di ancella del potere temporale, preferendo il sindacato alla parrocchia.
Tra le rovine di Stato e Chiesa, ad affermare chi siamo, rimane solo un debole rigurgito di Patria, e un cristianesimo che si avvia alle catacombe: NOI.
Ognuno di NOI, di fronte a Dio, alla Patria e alla sua storia, tradizione e cultura, di fronte ai suoi eroi, ai suoi padri e ai suoi avi, e di fronte a quelle che saranno le generazioni future, ha il sacro dovere di porsi quella domanda: «quid est veritas?» per evitare di sciogliere Patria, generazioni passate e future, e persino Dio nella menzogna quotidiana propinataci da una civiltà che, per sopravvivere, è dedita a un mendacio che si autoalimenta.
Di fronte alla Patria abbiamo il dovere di affermare e difendere la nostra identità di italiani e di fronte a Dio abbiamo il dovere di difendere la nostra identità spirituale vilipesa da una laicita’ che si è fatta laicismo militante e che con il mendacio è riuscita a storpiare l’avita religione cristiana, pretendendo di sostituirsi a essa.
PERTANTO
Di fronte a una vulgata che dal 1789 si industria per farci diversi da quel che da tempo immemore siamo, non esitiamo ad affermare chi vogliamo continuare ad essere: gli abitanti del «bel paese ch’appennin parte, il mar circonda e l’Alpe» (Petrarca)…
E davanti a chi ci vuol far diventare cristiani di paccottiglia, non esitiamo a ribadire chiaro che noi «All’offerta cristiana dell’altra guancia preferiamo il cristianissimo schiocco della frusta nel tempio profanato.»(Auro D’Alba, poeta)
E’ la riposta più ovvia alla domanda «quid est veritas?»: NOI, italiani e cristiani… tertium non datur e meno ancora voluto.
Buon Natale del nostro Salvatore
di Corrado Corradi
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