Zeloni e Melensky: cambiando l’ordine dei fattori il prodotto – di infima lega – non cambia.
Il patto di latta tra Roma e Kiev, canovaccio su cui si basa la telenovela “Black Money Love”, supera i 10 miliardi. Dieci miliardi di euro, non di spettatori, che durante la Conferenza per la ripresa dell’Ucraina, sono stati messi sul tavolo del Risiko.
Un gioco pericoloso e alquanto caotico: a dire del comico ucraino 10 miliardi non bastano, la difesa aerea ne sarebbe penalizzata, ma Francia e Inghilterra fanno orecchie da mercante, preoccupate a coordinarsi per la difesa nucleare europea, Europa di cui comunque Kiev non fa parte… In Italia si gioca sulla pelle di europei e, soprattutto, italiani, mentre la Malesia si prepara all’atteso incontro Rubio/Lavrov e la Russia intensifica l’operazione militare speciale su Kiev e, per aggiungere troppo sale alla brodaglia, si defila un disimpegno americano nella questione.
Molto rumore per nulla? Proprio così!
In primis un attacco nucleare russo contro l’Europa è un assurdo, un azzardo occidentale per creare panico e destabilizzare ulteriormente l’equilibrio nel continente; in secundis, la decisione di aumentare i finanziamenti a Kiev equivale a buttare i soldi, la guerra è già finita, si tratta solo di capire cosa, a conti fatti, guadagnano Putin e Trump.
L’ostinazione europea sulla questione Ucraina è il canto del cigno di una Unione che pur avendo sbattuto il muso contro la sconfitta, continua imperterrita a voler oltrepassare una parete trasparente, rimbalzando nel tragicomico, tra troppo di serio e nulla di faceto.
Cristian Borghetti
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