Francesca Albanese è un’italiana che, dal 2022, ricopre l’incarico di relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. Una funzionaria che non si nasconde dietro a eufemismi o a giri di parole, chiamando le cose con il loro nome.
Non ha esitato a denunciare l’influenza delle lobby ebraiche nella politica estera – e non solo – statunitense così come il senso di colpa degli europei per l’Olocausto, fattori entrambi che hanno consentito ad Israele innumerevoli abusi. Implacabile e scontata è arrivata per lei l’accusa di antisemitismo, secondo l’ormai logora consuetudine che abbiamo descritto in queste pagine. Albanese non è caduta nella trappola e ha continuato imperterrita a denunciare i crimini di Tel Aviv.
La sua ultima fatica è un rapporto dello scorso 30 giugno (qui), dal titolo “Da un’economia di occupazione a un’economia di genocidio”, in cui sono elencate le principali aziende che sostengono Israele non solo in quella che dovrebbe essere l’ordinaria attività di uno Stato, ma anche nel genocidio di Gaza e nelle occupazioni illegali dei coloni in Cisgiordania. Si tratta di un elenco parziale, in cui compaiono i nomi delle principali multinazionali che ricavano ricchi profitti dalla collaborazione con lo Stato ebraico.
Chi guadagna
E troviamo così la Caterpillar, i cui bulldozer vengono modificati con dei rinforzi e comandi da remoto per ottenere una sorta di moderni arieti da sfondamento, utilizzati per abbattere le case palestinesi. Sia per demolizioni che per ricostruzioni, Volvo e Hyundai forniscono le loro gru, ruspe, macchine da movimento terra. Nel nostro tempo non si può prescindere dall’informatica e dalla cybersecurity, e infatti Israele gode del supporto di Microsoft, IBM, Hewlett Packard, Palantir. La parte del leone la fa, ovviamente, l’industria bellica, con i contributi della statunitense Lockheed Martin per i jet F35 ed F16, della giapponese Fanuc, ma anche, ahinoi, dell’italiana Leonardo, insieme a circa altre 1650 aziende. Il carbone per il fabbisogno energetico viene fornito dalla svizzera PLC, mentre il petrolio greggio arriva da BP e Chevron.
C’è poi la piaga del turismo nei territori occupati, in cui operano Booking Holdings e Airbnb: sulle terre strappate quotidianamente con la violenza ai palestinesi c’è chi fa affari d’oro.
E poteva mancare il settore bancario? PNB Paribas, Barclays, Blackrock, Allianz fanno a gara per l’emissione di obbligazioni a supporto della difesa israeliana. L’elenco potrebbe continuare a lungo, e non si possono che condividere le conclusioni a cui giunge Francesca Albanese.
Il 7 ottobre 2023
I crimini israeliani proseguono senza sosta e senza ostacoli, ancora di più dopo il 7 ottobre 2023, perché in troppi ne stanno traendo enormi guadagni. Pazienza se il diritto internazionale è stato ridotto ad una barzelletta e il popolo palestinese sta subendo orrori senza precedenti.
Il rapporto Albanese indica anche delle possibili misure per limitare gli arbitrii israeliani, quali l’embargo di armi e sanzioni, da applicarsi anche alle aziende che collaborano con Tel Aviv. Nulla di eclatante, più o meno quello che è stato adottato per ben 18 volte con la Russia, ma che potrebbe avere un migliore ritorno, dato che lo Stato ebraico non ha nemmeno lontanamente le risorse di Mosca.
Il risultato del documento della coraggiosa relatrice? Sono stati gli Stati Uniti a sanzionare Francesca Albanese, per aver promosso una “una campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele”. La giurista italiana ha replicato definendo le sanzioni americane “intimidazioni di stile mafioso” e non si può certo darle torto.
Il silenzio italiano
Dalle istituzioni italiane un silenzio sconcertante, specie se si considera che Francesca Albanese è italiana. Mattarella l’11 luglio, nel 30° anniversario del massacro di Srebrenica, ha condannato gli orrori della pulizia etnica. Esattamente quello che sta avvenendo oggi anche in Palestina. Eppure Gaza non è stata nemmeno nominata.
Il messaggio che arriva al mondo, al di là di ogni ragionevole dubbio è uno solo. Non esiste il diritto internazionale e non esiste l’uguaglianza tra i popoli. Ci sono nazioni, governi, popoli che hanno la possibilità di fare ciò che vogliono e lo fanno. Il resto è vuota retorica, a cui credono sempre in meno.
Raffaele Amato
https://lavialibera.it/it-schede-2360-gaza_chi_guadagna_sul_genocidio_palestinese_rapporto_albanese
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Una italiana che mi rende orgoglioso.