Il diavolo si nasconde nei dettagli, si dice. Spesso, constatiamo, anche nelle parole. Giorgia Meloni, condannando le minacce di esponenti della sinistra rivolte alla destra (un esempio tra molti, quella di un consigliere del PD di Genova a una collega di FdI: “vi abbiamo già appesi per i piedi una volta”), ha definito questi sinistrorsi: “sedicenti antifascisti”. Ora, per la Treccani, il significato di “sedicente”: è “Che dice di essere, che si spaccia per qualcuno, che si attribuisce cioè titoli, generalità, qualifiche, qualità che non sono o che si sospettano non essere rispondenti a quelle reali.” Quindi, in realtà, per la Meloni, questi progressisti minaccianti (nel senso che minacciano), non sono veri antifascisti. Qual è il senso implicito, il sottotesto di questa negazione meloniana? Forse che, essendo gli antifascisti tutti buoni per definizione, i pronunciatori di queste minacce non possono essere antifascisti? Sarebbe opportuno un chiarimento.
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Tra le varie attività di disinformazione della Rai, tra l’altro con i nostri soldi (debbiamo pagare per sentire le nostre idee e i nostri valori insultati e calunniati dall’informazione di regime), brillano per ipocrisia falsificante le cosiddette “pillole contro la disinformazione”, brevi spot contro esempi di quella che la Rai definisce, appunto, “disinformazione”. La TV di regime, che continua ad essere dominata dalla sinistra e dall’ultra-sinistra in tutti i suoi canali, così chiarisce: “L’iniziativa Uniti contro la disinformazione rientra nel percorso di alfabetizzazione digitale […] la Rai, attraverso il coordinamento di Rai Ufficio Studi, si è impegnata nel dar vita all’Italian Digital Media Observatory (IDMO): un consorzio cofinanziato dalla Commissione Europea, coordinato dall’Università Luiss Guido Carli che, oltre a RAI, vede la partecipazione di Tim, Cy4gate, T6 Ecosystems, NewsGuard, Ansa e Pagella Politica.” Era intuibile che ci fosse anche lo zampino dei nostri padroni di Bruxelles.
Questi ci vogliono “alfabetizzare”, da leggere come “rieducare”. Uno di questi ultimi video di bieca propaganda (il sentiment che esprimono è il solito: antirazzismo, difesa di quella che loro definiscono essere “scienza”, becere accuse di “complottismo” e così via), riguardava la strage di Southport in Inghilterra nel 2024, dove tre bambine vennero pugnalate e uccise, e altre sei ferite, da un feroce criminale. La notizia, via web, che a compiere la strage fosse stato un emigrato (venne diffuso anche il nome) scatenò la rabbia in tutta la Gran Bretagna della popolazione bianca che scese in piazza scontrandosi con la polizia. La repressione fu durissima: centinaia gli arresti e bastava un like a un post contro l’immigrazione per essere incarcerati.
In un famoso discorso anche il vicepresidente USA J.D. Vance condannò fermamente questa repressione contro la libertà di pensiero e di manifestazione. Si stabilì poi che l’indiscrezione circa il responsabile non era veritiera, e il video Rai così mistifica: “il colpevole era un cittadino inglese”. Ma ciò che la Rai non dice che è costui era sì, amministrativamente, cittadino inglese (in Gran Bretagna vige un generosissimo ius soli), ma era di colore (si può dire solo così), figlio di immigrati ruandesi. Quella della Rai era dunque una menzogna mascherata, o si preferisce una menzogna per omissione. Il tutto, ovviamente, a fin di bene, per “rieducarci”.
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Durante un TG di Rai3 che “informava” sullo sgombero del Leoncavallo il giornalista ricordò Fausto e Iaio, militanti del centro sociale trovati assassinati e affermò, letteralmente, che “erano stati uccisi da fascisti rimasti ignoti”. Oltre a mentire, ci prendono anche per il culo: se gli assassini erano rimasti ignoti come fanno questi falsari ad affermare che i colpevoli erano fascisti? Tra l’altro la convinzione generale, all’epoca, fu che furono uccisi da spacciatori di droga “pesante”, probabilmente “disturbati” dall’attività degli attivisti.
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Completiamo citando Mario Giordano da LaVerità del 22 settembre: “E’ emerso infatti che uno dei più sbandierati droni russi, quello che ha colpito una casa presso Lublino sfondandone il tetto, non era un drone e tanto meno russo: era un missile americano lanciato da un aereo polacco. Allo stesso modo i missili russi che nel novembre 2022 uccisero due contadini in Polonia non erano missili russi ma ucraini. Allo stesso modo i sabotatori russi che nel settembre 2022 distrussero il gasdotto nel Mar Baltico non erano sabotatori russi ma ucraini. E allo stesso modo l’attacco russo all’aereo su cui venti giorni fa volava Ursula von der Leyen non era un attacco russo e forse non era neppure un attacco. A questo punto viene il sospetto che anche la tanto temuta disinformazione russa non sia affatto russa.”.
Dunque: dubitiamo, dubitiamo sempre, dubitiamo di tutto quando “loro” dicono. “Loro” mentono sempre.
Antonio de Felip
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