Il recente Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), approvato nel marzo 2025 e reso pubblico solo ora, solleva in noi una profonda preoccupazione per la sua visione, a nostro avviso, distopica riguardo al futuro di quasi 4.000 Comuni italiani. Questo documento, che dovrebbe tracciare il percorso di sviluppo per una porzione significativa del nostro Paese, sembra invece assumere un approccio che rasenta la condanna a morte per vaste aree del territorio nazionale.
Accompagnamento verso il “declino”: l’obiettivo del PSNAI
Il cuore della controversia risiede nell’obiettivo 4 del PSNAI, a pagina 45, che recita testualmente: “Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma nemmeno essere abbandonate a se stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento.” Questa affermazione, dirompente nella sua esplicita rassegnazione, ci appare come una vera e propria pianificazione del “fine vita” per centinaia di Comuni, per lo più montani e collinari, ormai considerati “improduttivi” e custodi di “vecchi valori e tradizioni che non meritano considerazione ed aiuti.”
La nostra critica più forte al PSNAI si fonda sulla tesi, che il documento, sia permeato da una logica secondo cui la dignità di esistere viene valutata solo in base all’utile prodotto. Questa filosofia, che si vorrebbe applicata agli esseri umani quando considerati “non produttivi, vecchi o costosi per patologie”, viene estesa senza remore a comunità e territori.
L’Italia profonda, quella che comprende quasi il 60% del territorio nazionale e coinvolge oltre 13 milioni di cittadini e che custodisce un patrimonio inestimabile di boschi, pascoli, acque e borghi storici, si vede improvvisamente diagnosticare una “malattia terminale” proprio dal suo governo.
Le contraddizioni: un welfare per il tramonto
Ed è in questo contesto che emergono prepotentemente le contraddizioni. Mentre ci aspetteremmo, da un governo di Destra, conservatore e populista, la progettazione dello sviluppo della Nazione e del suo popolo, il PSNAI compie una netta distinzione tra “territori rilanciabili” e “territori senza speranza.”
Questi ultimi, caratterizzati da una “struttura demografica compromessa,” vengono esplicitamente esclusi da qualsiasi obiettivo di rilancio. Questo significa, a nostro avviso, che non si investiranno più risorse per trattenere i giovani o attrarne di nuovi, e non si costruiranno più servizi essenziali in questi luoghi.
Invece di un rilancio, si pianifica un “fine vita”, un welfare del tramonto che non fornirà più opportunità né speranza. Questa è la visione del governo Meloni: tutto ciò che non ha mercato non ha valore, non merita di vivere. Si tratti delle tradizioni o delle identità dei piccoli comuni. Con questa “visione” presto lo saranno anche i vecchi e i malati terminali. Se sei fuori dal mercato globale, diventi zavorra senza valore.
In sintesi, il PSNAI, dichiarando di voler accompagnare queste aree, ci appare come una vera e propria condanna alla irreversibile marginalizzazione, contravvenendo al principio di uno sviluppo equo e sociale per l’intera Nazione.
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