Il graffio di Francesco Damato su Start Magazine colpisce in pieno Schlein, il Pd, Conte e gli altri eurofili.
È puntuale come l’arrivo dell’ora legale, la presidente della Commissione dell’Unione Europea, la tedesca Ursula von der Leyen, che all’occorrenza sa farsi capire bene anche nella nostra lingua, ha vendicato la premier e ormai amica italiana Giorgia Meloni dalla rappresentazione che ne fanno gli avversari come di “un cavallo di Troja di Trump”, ha detto per esempio la segretaria del Pd Elly Schlein.
Dietro alla quale è corsa, fra gli altri, Lilli Gruber nel suo salotto televisivo a La 7 titolando la puntata di ieri sera con la domanda se la Meloni sia “vassalla di Trump”.
E partecipando con gli altri ospiti agli assalti, interruzioni e simili contro il direttore di Libero Mario Sechi. Al quale, diavolo di un sardo, non piace farsi allineare, o finire dietro la lavagna su ordine della maestra spazientita.
“È un problema per l’Unione Europea l’ottimo rapporto di Meloni con Trump?”, ha chiesto l’intervistatrice del Corriere della Sera e corrispondente da Bruxelles Francesca Basso.
“Al contrario, penso che questo sia molto positivo”, ha risposto la presidente della Commissione. Che ha aggiunto: “Conosco Giorgia Meloni come leader forte e appassionata, con un ruolo molto importante a livello europeo. Ed è positivo che abbia un rapporto diretto. Più legami ci sono tra le due sponde dell’Atlantico, meglio è”.
Con la Meloni, in particolare, Ursula Von der Leyen condivide la necessità che l’Ucraina sia “trasformata in un porcospino d’acciaio completamente indigesto per qualsiasi tipo di invasore”.
“L’obiettivo di Putin -ha detto la presidente della Commissione europea sulla guerra in corso da più di tre anni in quella terra colpevole solo di confinare con la Russia e di avere aspirazioni europee- era conquistare Kiev in tre giorni e l’Ucraina in tre settimane. Tre anni dopo l’Ucraina è un Paese candidato ad entrare nell’Unione Europea ed è unita come non mai. L’obiettivo di Putin era quello di indebolire la Nato.
Oggi la Nato conta altri due membri: Finlandia e Svezia. La resistenza dell’Ucraina e l’incrollabile sostegno internazionale dimostrano che l’aggressore non prevarrà”. E neppure Trump riuscirà forse a farlo prevalere pur con tutte le concessioni che gli ha fatto per aprire un vero negoziato di pace.
Da cui non a caso ha appena escluso la provocatoria condizione posta da Mosca di mettere l’Ucraina sotto amministrazione controllata delle Nazioni Unite e trattare poi su un successore a Zelensky gradito al Cremlino. Anche Trump, vivaddio, ha una pazienza.
L’Italia non dovrà scegliere tra gli Stati Uniti e l’Europa, sarebbe una scelta “infantile” e “superficiale”.
Così la premier Giorgia Meloni in un’intervista quotidiano britannico Financial Times, “la prima a un giornale straniero” da quando è entrata in carica nel 2022, sottolineando che farà tutto il necessario per difendere gli interessi del suo Paese.
È “nell’interesse di tutti” superare le gravi tensioni nelle relazioni transatlantiche, sostiene Meloni, descrivendo le reazioni di alcuni leader europei al presidente americano Donald Trump come “un po’ troppo politiche”. Per l’Italia, ha aggiunto, il presidente americano non rappresenta un avversario, bensì” il primo alleato”.
“Sono conservatrice – ha continuato Meloni – Trump è un leader repubblicano. Di sicuro sono più vicina a lui che a molti altri, ma capisco un leader che difende i suoi interessi nazionali. Io difendo i miei”.
“I nostri rapporti con gli Stati Uniti sono i più importanti che abbiamo”, ha proseguito la premier, sostenendo che” l’Italia può avere buoni rapporti con gli Stati Uniti e se c’è qualcosa che l’Italia può fare per evitare uno scontro con l’Europa e costruire ponti, lo farò, e questo è nell’interesse degli europei”.
Riflettendo sul fatto che l’approccio “conflittuale” di Trump alla difesa europea possa rappresentare ”uno stimolo” necessario per assumersi le proprie responsabilità sulla sicurezza, Meloni ha affermato che ”mi piace pensare che la crisi nasconde sempre una opportunità”.
Bisogna ”mantenere la calma” e ”lavorare per una buona soluzione comune” evitando di reagire d’istinto”. Questo, secondo la premier, l’approccio che l’Europa dovrebbe adottare rispetto ai dazi del 25% annunciati dal presidente americano. Meloni ha poi ammesso che i dazi elevati su alcuni beni specifici stanno causando attriti. Ma” ci sono grandi differenze sui singoli beni. È su questo che dobbiamo lavorare per trovare una buona soluzione comune”, ha affermato.
La premier italiana si è anche detta “d’accordo” con il vicepresidente americano JD Vance in merito alle sue critiche all’Europa, sottolineando che a essere contestata è ”la classe dirigente” europea e non il popolo.
Sulle critiche di Vance alla Ue afferma: “Devo dire che sono d’accordo. Lo dico da anni. L’Europa si è un po’ persa”. Le critiche dell’Amministrazione Trump, tiene a precisare Meloni, sono alla “classe dirigente e all’idea che si possa imporre la propria ideologia invece di leggere la realtà e trovare modi per dare risposte alle persone”.
La premier italiana ribadisce di avere fiducia negli sforzi messi in atto dal presidente americano Donald Trump per trovare una soluzione alla crisi ucraina, prendendo invece le distanze dal progetto proposto dal premier britannico Keir Starmer e dal presidente francese Emmanuel Macron di inviare truppe europee di peacekeeping in Ucraina.
” Dobbiamo stare attenti”, la presenza di truppe europee in Ucraina ”può essere vista più come una minaccia”, da Putin, dice al Financial Times. La premier si dice invece favorevole all’estensione all’Ucraina della clausola di difesa reciproca previsto dall’articolo 5 della Nato, senza di fatto ammettere Kiev nell’Alleanza Atlantica.
Sarebbe “più semplice ed efficace” rispetto ad altre proposte, ha notato. Rispetto all’impegno in primo piano di Starmer e Macron per aumentare il sostegno a Kiev, Meloni ha precisato che “non mi interessa dire ‘sono una protagonista’. Non ora. La posta in gioco è troppo alta”.
di Matteo Castagna
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