La reazione del Movimento Patria Nostra alle dichiarazioni di Mollicone (Fdi) sul maestro Valery Gergiev.
L’ultima dichiarazione dell’onorevole Federico Mollicone di Fratelli d’Italia sull’annullamento del concerto del maestro Valery Gergiev in Italia è il perfetto esempio di come la propaganda, quando indossa abiti culturali, riesca a sembrare perfino ragionevole. Peccato che, appena si gratti la superficie, resti solo l’ipocrisia.
Mollicone si affretta a dichiarare che “l’arte deve essere libera”. E lo dice proprio nel momento in cui promuove la censura di un artista di fama internazionale come Gergiev, colpevole soltanto di essere vicino alle posizioni di Vladimir Putin. Lo definisce addirittura “un influencer culturale” del presidente russo – un’etichetta che non solo tradisce un’ignoranza crassa del mondo della musica sinfonica, ma rivela anche quanto superficialmente si affrontino oggi temi delicati come la libertà artistica.
La cultura del sospetto
In un Paese che si dichiara baluardo della democrazia e della pluralità, stiamo assistendo al ritorno della cultura del sospetto, dove se non ti allinei alla narrativa imposta – quella made in NATO – vieni escluso, silenziato, messo al bando. “È paradossale che proprio chi si erge a difensore della libertà artistica sia il primo a promuovere il boicottaggio di un direttore d’orchestra di fama mondiale – dichiara Valerio Arenare, Segretario Nazionale del Movimento Patria Nostra –.
Gergiev viene ridicolmente descritto come un ‘influencer culturale’ di Putin, dimostrando un pressapochismo imbarazzante e un’ignoranza abissale verso il valore universale dell’arte. Ma il vero problema è la totale sottomissione culturale e politica di questo governo alle direttive atlantiche.
Ci viene imposto di odiare tutto ciò che è russo, anche la musica, anche la cultura, anche la bellezza, solo perché lo ordina la NATO. Questo non è difendere l’Europa: è svendere l’Italia”.
Il caso Gergiev è solo l’ultimo tassello di una campagna ben orchestrata da media e politica per dipingere il conflitto in Ucraina come una semplice invasione da parte di uno “zar assetato di territori”. Una favola per adulti creduloni.
Nessun coraggio
Nessuno, tra questi difensori della “libertà”, trova il coraggio di parlare della guerra in Donbass iniziata nel 2014, delle popolazioni russofone bombardate e perseguitate da Kiev, della brutalità che il governo ucraino – lodato senza misura dai nostri media – continua a infliggere a civili colpevoli solo di parlare un’altra lingua. Ma è chiaro: ciò che mamma NATO ordina, l’Italia esegue. Anche a costo di distruggere decenni di relazioni economiche, culturali e umane con il popolo russo. Abbiamo cacciato turisti, bloccato sportivi, impedito concerti, annullato scambi culturali.
In nome di una guerra che non ci appartiene, stiamo buttando alle ortiche la nostra sovranità, il nostro pensiero critico, la nostra dignità. Siamo passati da essere un ponte tra civiltà a servi obbedienti dell’atlantismo militante.
E mentre Mollicone si preoccupa del “pericolo artistico” rappresentato da Gergiev, in Donbass continuano a morire uomini, donne e bambini. Ma non lo sentirete dire nei talk show. Non è argomento da prima serata. Darebbe fastidio ai nostri padroni.
La verità non si può raccontare: l’unica voce ammessa è quella del pensiero unico occidentale. Viviamo in un tempo dove esistono guerre di Serie A e guerre di Serie B, morti importanti e morti irrilevanti, popoli da difendere e popoli da dimenticare. La loro vita vale o meno a seconda della narrazione che conviene al sistema.
E questa narrazione, oggi, è saldamente in mano a NATO e UE. La libertà, quella vera, è un’altra cosa. E non si difende con i bavagli, né con le liste di proscrizione degli artisti.
Ma evidentemente questo, Mollicone e i suoi colleghi, non lo hanno ancora capito.
Valerio Arenare
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: