Tanto si è detto sulla chiusura del Leoncavallo: titoli trionfanti, proclami di legalità, talk-show a ripetere il mantra della “fermezza dello Stato”. Ma tutta questa sceneggiata serve solo a coprire una realtà ben più grave: la destra di governo agisce in maniera spudoratamente falsa.
Elenchiamo, a titolo puramente esemplificativo, solo due degli avvenimenti che ci portano a ipotizzare quanto appena descritto (ma potremmo estendere il ragionamento a tutto ciò che ci circonda).
Primo fatto: permette agli avversari politici – la sinistra – di passare per vittime dei presunti soprusi della destra. Mentre i centri sociali ricevono nuovi edifici e protezioni, i nemici tradizionali vengono trasformati in martiri mediatici, pronti a lamentarsi e ottenere attenzione e legittimazione, senza alcun rischio reale. È un gioco di prestigio politico dove l’apparenza sostituisce la sostanza: chi crea degrado viene premiato, chi opera con disciplina viene criminalizzato.
Secondo fatto: sul piano internazionale, la destra di governo si inchina ai poteri stranieri senza nemmeno provare a difendere la propria sovranità. Il vertice con Trump lo dimostra in maniera lampante. Giorgia Meloni ha evocato l’Articolo 5 della NATO per l’Ucraina, senza alcun titolo reale, mentre al tavolo sedeva il premier britannico Keir Starmer, non membro dell’UE e privo di alcuna funzione ufficiale europea. La Meloni avrebbe dovuto reagire, segnalare l’incongruenza, rivendicare il ruolo dell’Italia nel rispetto dei propri confini istituzionali. Non ha fatto nulla. Nessuna parola, nessuna protesta, nessuna difesa della dignità nazionale: solo la banale comparsa, il ruolo di inserviente al pezzo di fronte ai grandi attori stranieri.
La finzione a destra
Il quadro è sconfortante: la destra di governo ha scelto deliberatamente la falsità come strategia. Finge di colpire i centri sociali, finge di essere ferma, finge di difendere la sovranità nazionale, mentre in realtà alimenta i suoi nemici interni trasformandoli in vittime.
Allo stesso tempo, in politica estera, la stessa destra si inchina ai grandi poteri stranieri, riducendo l’Italia a comparsa ubbidiente. Ogni giorno, ogni articolo, ogni talk-show contribuisce a cementare questa illusione: la politica non è più discussione, non è più decisione, non è più responsabilità. È recita. È sceneggiata permanente. È una farsa totale: il cittadino osserva impotente, mentre le istituzioni tradiscono i propri principi, manipolano la realtà e trasformano la politica in un teatro di apparenze. L’Italia paga un prezzo altissimo: i nemici interni sono rafforzati, i cittadini ingannati, la sovranità delegata. La politica si riduce a immagini, slogan, teatrini mediatici, mentre la sostanza svanisce, lasciando solo ipocrisia, servilismo e tradimento.
Non è più questione di destra o sinistra: è la resa dello Stato e della politica. È la decadenza elevata a sistema. È un governo che, per apparire forte, diventa il primo a sottomettersi ai suoi nemici e ai padroni stranieri. E chi osserva, chi lavora, chi paga le tasse, è costretto a subire, impotente, la farsa di chi ha smesso di rappresentare davvero l’Italia.
Gianluca Mingardi
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