Pensare non costa, e sarebbe bene farlo prima di accusare qualcuno di essere un traditore.
Rispondo a un articolo pubblicato da questa stessa testata, sulla quale mi capita di scrivere, caratterizzato sia dalla più approssimativa e banale analisi sulla questione palestinese, sia da un’ingiustificata volontà di offendere una persona che di solito viene vituperata dalla peggiore sinistra: il generale Vannacci, già valoroso soldato d’Italia, accusato da un livoroso Giustino D’Uva, nientepopodimeno, di tradimento.
Le accuse, che riguardano la questione palestinese, sono circostanziate nella migliore tradizione dell’ideologia di sinistra. Mossa dal livore, non esita a ricorrere all’aggiustamento della storia e alla reinterpretazione delle dichiarazioni pur di prevalere. Le riassumo:
- «Con parole arroganti quanto infondate, Vannacci ha negato ogni legittimità all’esistenza dello stato di Palestina allineandosi in modo acritico e servile alla più estrema propaganda sionista». Parole arroganti? Allineato in modo acritico e servile?
Quale accanimento!
Avevo intenzione di elencare una per una tutta le frasi offensive (tipo «posizione ideologica rozza», «revisionismo violento, arrogante, utile solo a blandire… tendenzioso, falso, inconsistente», «adesione a un ordine illegale», «aggressività verbale», «inadatto, impreparato», addirittura «le sue parole si collocano fuori dall’umanità»), ma mi limito a questo sunto ritenendolo sufficiente a evidenziare la volontà di offendere. Non riesco a trovare una spiegazione per tale accanimento, se non la presenza di un nervo scoperto: l’antisionismo viscerale, un antisionismo che per qualcuno è un fattore identitario così potente da pretendere sia proclamato anche quando si va al cesso.
Io ritengo che il sionismo, assieme alla malafede e alla dabbenaggine dei leader dei paesi arabo-islamici, sia il principale ostacolo alla soluzione della questione palestinese e non solo. I suoi magheggi per realizzare il Grande Israele investono molti aspetti della vita pubblica, oltre a quella regione, coinvolgendo spesso poteri occulti. Sul piano spirituale, va a interferire con quel cristianesimo riformato più vicino all’Antico Testamento che al Nuovo. Per questo, noi cristiani di Santa Romana Chiesa, se vogliamo ritrovare il nostro fattore identitario, oltre a scandalizzarci per quel che avviene a Gaza, prima di imprecare a schiovere contro il sionismo dovremmo proclamare convintamente una realtà purtroppo trascurata anche a destra:
Tantum ergo sacramentum veneremur cernui, et antiquum documentum novo cedat ritui…
Ma che ha detto Vannacci per meritare di essere tacciato di tradimento? (D’Uva non ha idea dell’offesa che comporta quell’aggettivo rivolto a un soldato, altrimenti non lo avrebbe usato).
Interrogato in un’intervista sulla questione palestinese, mi risulta che abbia detto due banalità, le stesse che avrei detto io:
- La reiterata azione bellica israeliana che colpisce civili, donne e bambini è umanamente deprecabile e deve cessare. (Mi sembra che l’abbia detto anche il Papa).
- A precisa domanda sulla creazione di uno stato palestinese, ha detto che stante l’attuale situazione non può esistere per assenza di un territorio e di un popolo minimamente coeso. (Prova recente ne è che l’Autorità Nazionale Palestinese, dalla sua sede di Ramallah, ha intimato ad Hamas, la cui sede è a Gaza City, di deporre le armi e consegnargliele, ricevendone una pernacchia).
Mettiamo caso che si arrivi alla formazione di uno stato come preconizzato da quell’aquila politica che è Macron: dove distaccherebbe il suo ambasciatore? A Ramallah, Gerico, Jenin, Betlemme o Gaza City? Questo è solo il più semplice dei problemi.
A costo di venir anch’io tacciato di essere un traditore (da chi non ha esatta contezza di cosa significhi per un soldato tale aggettivo), ribadisco quello che il signor D’Uva non ha capito: il martirio del popolo palestinese è da addebitare ex aequo allo spirito sionista e alla malafede dei capi dei popoli arabi (quasi tutti a maggioranza islamica, anche se qualcuno era Ba’athista).
La risoluzione dell’ONU
Nel ’47 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la risoluzione che prevedeva la partizione della Palestina in due stati, uno ebraico e uno arabo, con Gerusalemme sotto controllo internazionale. Il piano fu accettato dalla comunità ebraica ma respinto da quella araba e non venne mai attuato, permettendo così all’istanza sionista di inserirsi in quel vuoto e rosicchiare anche il territorio dei palestinesi, sempre fomentati alla rivolta dai paesi arabi e, da loro, sempre abbandonati sul più bello.
Ricordo un evento che, se non erro, risale alla Seconda Guerra Arabo-Israeliana, in cui gli arabi avevano preso di sorpresa gli israeliani, i quali stavano racimolando le truppe nella pianura del Giordano per far fronte a un’offensiva siriana sul Golan che aveva già travolto i pochi carri israeliani. Dalla Lega Araba arrivò l’alt e da allora sul Golan ci sono gli israeliani. Vogliamo proprio affrontare la questione palestinese in maniera manichea come farebbe una Greta qualunque?
Insomma, cosa si rimprovera a Vannacci? Che durante l’intervista sulla questione palestinese soprassedesse alle domande per urlare forsennatamente «abbasso il sionismo!» come farebbe sia chi non sa valutare il momento, sia chi non ha contezza della situazione?
Traditore?
Ma soprattutto, cosa si vuole da Vannacci? Non ha dato sufficiente prova di non rientrare nella canagliesca descrizione del traditore?
Quel soldato, già generale valoroso, preparato, efficace e dalla carriera spianata, non ha esitato a metterla in gioco per tutelare i suoi uomini. Ha scritto un libro rivoluzionario dal titolo programmatico che gli è valso il vituperio del peggio della politica italiana, ivi compreso il Ministro della Difesa che lo ha definito «farneticante». È stato tacciato di omofobia, razzismo e antisemitismo. Ha subito e continua a subire attacchi dalla stampa di sinistra (e adesso pure da una certa stampa di destra così ideologizzata da cadere nell’imbroglio intellettuale). È stato strumentalmente inquisito (e assolto). Adesso gli stanno facendo le pulci perché è andato in pensione (dopo 44 anni di servizio nelle Forze Speciali delle Forze Armate Italiane).
E a fronte di ciò, per il solo fatto che in un’intervista sulla questione palestinese ha detto quel che penso anch’io e che pensano in molti – ossia che non ha senso adesso parlare di Stato palestinese non esistendo un territorio delimitato e un popolo minimamente coeso – e siccome non ha gridato «abbasso il sionismo», si prende del traditore?
Signor Giustino D’Uva, come chiosa spesso un commilitone mio e di Vannacci… le do del tu: «Pensa, è gratis».
Corrado Corradi
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Perfettamente d’accordo.
Concordo ed aggiungo : un paese nel quale la filiera politica, mediatica, giudiziaria non ha come guida la unica “missione” per la quale dovrebbero lavorare, applicare le leggi ed informare : “tutelare gli interessi del paese e del popolo italiano ” non ha futuro . Vannacci che concosco personalmente per aver opearto assieme in vari quadranti del mondo , questa missione ce l’ha chiara e la applica giornalmente . Chiudo: in tale quadro il nostro e’ un paese destinato “a sopravvivere ” nella mediocrita’ ” ……!!!
È avvilente come sulla questione palestinese il mondo degli intellettuali si esibisca in continue disquisizioni e analisi a spicchi che di fatto comprovano il destino segnato all’estinzione del popolo Palestinese. Non aggiungo le mie opinioni perché sarebbe un inutile aggiunta al polverone in atto per non portare alcuna soluzione. Non aggiungo altro perché persone intelligenti come voi sanno tutto, oltre a quello che dicono, ma anche voi alla fine siete uguali a tutti i dispensatori di Verità.