Solidarietà a Chef Rubio.. nonostante Chef Rubio
Chef Rubio è più stomachevole quando conduce i suoi programmi di cucina, di quanto non lo risulti quando parla di politica. Ed è tutto dire.
Ciò premesso, è agghiacciante la sottovalutazione della bestiale – e vigliacca – aggressione che ha subito l’altra sera.
Come da anni non si vedeva accadere, in Italia, un personaggio è stato vittima di un agguato politico premeditato e consumato con cinica freddezza e con estrema violenza.
Rubio, a volerla dire tutta, sul piano personale, non meriterebbe la solidarietà che lui stesso ha negato alla vittima dei compagni di Ilaria Salis, se non anche della stessa Salis.
Chi ha della lotta politica una certa idea, è costretto ad accettare che la sopraffazione non solo si esercita, in determinati contesti, ma, alternativamente, la si deve subire.
Ciò non toglie come, in uno Stato ordinato e civile, le istituzioni, anche quelle del Quinto potere, dell’informazione, non possano accettare e debbano denunciare con fermezza e massima forza questo tipo di eventi.
Rubio accusa
Rubio, per il pestaggio subito, punta il dito contro una banda di sgherri della comunità ebraica romana. Non si hanno elementi, al momento, per avvalorare questa accusa, ma il silenzio dei media, televisivi e cartacei, rafforza il sospetto che il noto cuoco abbia ragione.
Se l’aggressione fosse stata portata a segno da elementi di una qualche formazione della destra radicale, non si possono avere dubbi sul fatto che tutti, ma proprio tutti i telegiornali avrebbero rilanciato la notizia per prima, nelle varie edizioni. E titoli di scatola avrebbero accampato sui quotidiani.
Se in tanti stanno zitti, una ragione dovrà pur esserci e non può che trovarsi, questa che ragione, in senso stretto, non è, che nella identità degli aggressori.
Identità, alla quale, evidentemente, si accompagna un inspiegabile pretesa o diritto all’impunità. Ormai, da due anni, l’Italia, stracciando la lettera e lo spirito della Costituzione, è in guerra contro la Russia.
Come se non bastasse, non solo il governo, ma praticamente tutto il Parlamento fiancheggiano da mesi e, di fatto, agevolano il genocidio della popolazione di Gaza.
Voci libere non rappresentate
Le voci libere e contrarie – per altro interpreti dei sentimenti della maggioranza degli italiani – non hanno rappresentanza istituzionale.
C’è di peggio, però. Appunto, il tentativo ormai neanche più strisciante, di soffocare tutte queste voci: con l’ostracismo e l’esclusione dalle reti e dalle testate più importanti; coi veti e le censure sui social controllati da ben note multinazionali; ora con la bieca violenza o, in altri paesi, pure con le armi.
Dunque, non è questione di manifestare o meno solidarietà a Chef Rubio, ma di preoccuparsi della libertà di tutti e di ciascuno, di quel bene prezioso che dovrebbe essere tutelato dalla nostra legge fondamentale – che, è bene ripeterlo, parla della libertà, non dell’antifascismo – e che una classe politica di servi sta conculcando e svendendo agli interessi del Partito democratico americano e degli investitori della City di Londra.
Mala tempora currunt
Lo si è detto a voce, lo si ripete per iscritto: mala tempora currunt.
Gli italiani farebbero molto meglio ad accorgersene adesso, subito, senza aspettare che qualcuno spieghi loro quanto sia necessario spedire i loro figli sul fronte a Kiev o finanziare l’arruolamento di una certa quantità di extracomunitari – da remunerare anche con la piena cittadinanza – da far marciare contro Mosca.
Senza parlare del fatto che, se i quattordicenni e tredicenni palestinesi, oggi, possono essere sterminati in quanto “terroristi”; un domani potrebbe accadere anche ai nostri adolescenti, l’essere etichettati in questo modo, pur di agevolare la loro eventuale soppressione.
Prima delle pallottole e prima delle bombe, infatti, nelle guerre moderne, esplodono le parole e le diaboliche e strumentali definizioni, necessarie a “mostrificare” il nemico di turno.
Massimiliano Mazzanti
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