O TEMPORA O MORES… (ma che tempora e mores del cavolo)
Viviamo una realtà politica, sociale, culturale invertita, sancita e imposta da una commistione di movimenti di pensiero che affratellano sinistra sedicente progressista e green, e destre sedicenti moderate e centriste… un consesso ostaggio di spietati centri di potere, che ha formato un grande centro, simile a una collosa ameba che cattura come la carta moschicida l’uomo della modernità, quello che della « certezza di tetto, di campo, di are, di sepoltura » non gliene fotte niente e che considera la verità relativa.
Di fronte all’attuale situazione in cui impera sia il carnacialesco fine a se stesso degli omosessuali (ma anche di tanti, troppi, eterosessuali), sia l’inversione delle leggi morali, etiche e deontologiche (in una parola: umane) fissate ab aeternum, e per di più anche la tendenza ad adulterare le leggi fisiche (spesso passando il mendacio per scienza), di primo acchito mi viene in mente quel Dio contraddittorio che si chiama Saturno il quale nella visione degli antichi promuoveva la trasgressione dell’ordine vigente allo scopo di generare una mancanza di regole…
Si, però per gli antichi il mito di Saturno che tutto scombussola, aveva un fine ben preciso, ossia giungere al Kairos, quel momento opportuno suscettibile di rigenerare un’ordine che, giocoforza, nel tempo, é andato sfilacciandosi fino a degenerare. Per i nostri avi, ben più moderni dei nostri modernisti, quel mito ristabiliva l’originaria dignitas.
Ignorando il Mito di Saturno
Ma per i nostri moderni democratici, antifascisti, progressisti, laicisti e pure cristiani adulti quando non atei che danno vita a quell’ameba, del mito di Saturno non ne hanno nemmeno una lontanissima idea perché lo hanno archiviato nelle sciocchezze del passato… peccato per loro (e anche per noi) perché avrebbero potuto trarne qualche idea più consistente di quelle che vanno cianciando in giro.
La questione purtroppo non riguarda solo l’Italia ma l’Europa intera targata EU e pure la Chiesa, quest’ultima ben più colpevole dei politici italiani e dei funzionari EU perché ha abdicato al suo alto magistero preferendo la figura di un qualsiasi sindacalista a quella di nostro Signore Gesù.
Qualcuno dice che siamo giunti ai tempi ultimi del Kali-yuga ossia l’età cosmica del ferro che viene dopo quella dell’oro, dell’argento e del bronzo; personalmente non ci credo, però é evidente che ci troviamo ad affrontare tempi che se non sono ultimi rischiano di esserlo, quelli in cui, se i maestri del nulla non si faranno da parte, degenerato l’uomo ed esausta la terra, finiremo per scomparire con una loffa di cui cominciamo a sentire rumore e fetore, e che si concluderà con un rumore simile alla deposizione di una deiezione di una vacca: un sordo PLOF.
I maestri del nulla
A vederli agire questi «maestri del nulla» che adesso sono ai comandi della vaporiera e ad ascoltare i loro deliri, appare evidente che ci stanno portando dritti dritti verso un orizzonte in cui ad aspettarci c’é la palude dello Stige nella quale sprofonderemo. Un lento sprofondare… il dilemma per niente Scespiriano é: una lunga e puzzolente loffa (quella lagna preconizzata da Pound), o un sordo e altrettanto indecoroso PLOF?
Personalmente non penso che siamo ai tempi ultimi dell’esotico Kali-Yuga… più prosaicamente siamo immersi in un’epoca dove una genia presuntuosa e imbecille ha messo in solaio l’avita tradizione considerandola stantia, ha preso il sopravvento e ci sta portando verso il fallimento come civiltà, come società e come persone perché si è messa in testa che siccome le rose han le spine le rose non vanno bene e devono quindi essere modificate anche al costo di non essere più rose.
Con tutta probabilità non ci sarà né il botto finale come vorrebbe il mito di Fetonte, né lo sprofondamento totale nella melma, né la loffa, né l’indecoroso PLOF perché se é vero che si tratta di incapaci é soprattutto vero che, quanto ad audacia e determinazione, non sono proprio dei Yukio Mishima, e quanto a caparbietà non sono come Hitler, ossia uomini decisi ad andare fino in fondo a tutti i costi, no, essi sono soprattutto dei pavidi oltre che degli inetti, per cui, avvicinandosi la palude mortifera si renderanno finalmente conto di non poter far altro che tirare il freno di emergenza.
La fuga
Per prima cosa abdicheranno, immagineranno e divulgheranno una giustificazione suscettibile di assolvere se stessi (l’auto assolvimento menzognero é il loro principale attributo); e poi, dopo la brusca frenata con la quale avranno evitato il destino finale che avrebbe fatto fuori anche loro, abbandoneranno il loro posto e raggiungeranno la folla per unirsi, da svergognati, al reciproco coro di accuse contro i loro ex compari che non saranno stati altrettanto veloci a cambiar casacca… una sorta di riedizione dell’8 settembre e dell’indecoroso antifascismo viscerale di quelli che sono stati fascisti fino a tutto il ’44.
E così, dopo che sarà cessato lo sferragliamento delle ruote sui binari con tanto di scintille e dopo aver tirato un bel respiro di sollievo per lo scampato pericolo, ci toccherà ascoltare lo sproloquio di parole di quei fetenti che, nel divulgare l’assolutoria autogiustificazione e tentare di scucire almeno un vitalizio, non mancheranno di fare come i capponi di Renzo.
In siffatta situazione, se il popolo, nauseato da imperizia, imprudenza, negligenza ma anche da impudenza, infingarda disonestà e arroganza, si solleverà come per molto meno ha fatto in Francia nel 1789 e nel ‘45 in Italia con quella carneficina messicana di Piazzale Loreto, e metterà un’altra volta mano a forche e forconi, ebbene, questi maestri del nulla, a differenza del Re Luigi XVI e del Cavalier Mussolini, se la saranno meritata perché mai nella storia si è dato fondo alla più pervasiva ipocrisia per giustificare ingiustizie e soperchierie che hanno portato l’umanità sull’orlo del baratro.
La Santa pazienza
Confusi e incazzati ma non disperati (altrimenti non saremmo cristiani e meno ancora cattolici) ci armeremo di santa pazienza, la stessa con la quale ci siamo rialzati e rimessi in marcia dopo la disfatta morale e strutturale della IIGM, e ci apparecchieremo per far marcia indietro e ritornare al punto di partenza da dove quei maestri del nulla, per imperizia, imprudenza, negligenza, orgoglio, presunzione e disonestà intellettuale nonché per funesta imbecillità, avevano imboccato il binario sbagliato e su quello avevano pure deciso di premere sull’acceleratore
Ci rimboccheremo le maniche, come hanno fatto i nostri padri e nonni nel dopoguerra e in tale frangente, sentiremo il peso dell’assenza di una Chiesa che ha mandato negletto lo spirito borromaico* che tanto ha contribuito alla ricostruzione dal ’45 in poi… ma ce la faremo a riportare al punto di partenza la locomotiva e a riprendere la giusta via, quella della tradizione, della saggezza, del buonsenso… ce la faremo perché:
“Vertù contra furore
Prenderà l’arme, e fia ‘l combatter corto:
Chè l’antiquo valor
Ne gli italici cor’ non è anchor morto”.
Non sarà certo un’ottantina d’anni di politici imbelli e imbecilli dediti ad abbattere i “riguardi” come se fossero birilli del bowling che possono aver cancellato “l’antiquo valor”.
Il sano buonsenso
Quegli ottant’anni hanno solo irregimentato le peggiori menti dando l’impressione che fossero numerose invece non è esattamente così, ben più numerose sono le migliori coagulate intorno al sano buonsenso e a quel che rimane del “depositum fidei” ma che sono disperse proprio perché sempre hanno rifiutato l’irreggimentazione e fuggito quel gracchiante megafono così in voga dal 68 in poi per affermare idiozie.
Il Pontefice, San Giovanni Paolo II, al termine della Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, aveva esortato i giovani con una parola d’ordine significativa: “Duc in altum”… egli più di tutti aveva contezza del potenziale di energia positiva che sprigionava da quella massa tutt’altro che informe di una gioventù non irregimentata da slogan, ma libera perché ricca di 2000 anni di quella fede che è:
“…sustanza di cose sperate
e argomento de le non parventi”
Affermazione che non lascia spazio a quelle pinzillacchere gracchiate dai maestri del nulla che hanno imperversato nell’etica, nella morale, nella politica e nella storia adulterata secondo i loro vani pensieri così circonvoluti da esser diventati invertiti.
Sarà stato, questo in cui viviamo, un periodo equivalente allo scorrere di circa tre-quattro forse cinque generazioni che saranno state sacrificate al minotauro della più perversa modernità.
Vai in alto, più in alto che puoi, verso il fondo
Ma quella esortazione, “duc in altum”, costituisce la sementa che quel Pontefice ha “gittato nel solco avaro” come ha portentosamente vergato Dannunzio nella poesia del Quarnaro… Voglio tranquillizzare chi mi legge, non intendo paragonare due personalità così antitetiche, il Santo Papa Giovanni Paolo II e il vate D’annunzio; sarei un blasfemo.
Ma intendo evidenziare che sia D’annunzio, sia il Papa, si sono rivolti, il primo alla miglior gioventù di una Italia che era ancora in fase di formazione, il secondo alla miglior gioventù di un mondo avviato verso il disfacimento, entrambi consci che i migliori giovani sono molto più numerosi dei peggiori, grazie alla sementa che i nostri padri e nonni mai hanno cessato di gettare da almeno due millenni in un solco diventato sempre più avaro a causa di nefande ideologie che imperversano da quando, con gli eccessi dell’illuminismo e dell’idealismo è stato infranto quel “riguardo” esemplarmente posto all’imbocco dello stretto di Gibilterra in cui vi era stato scolpito da Ercole stesso “non plus ultra”.
Falsità ideologica
E’ evidente che i nostri politici, dediti al falso ideologico, ci hanno trascinato a superare quel riguardo; loro complici sono stati non pochi preti i quali, avendo aderito alla moda culturale, sono anche più colpevoli.
Tuttavia: «salus extra ecclesiam non est» e la Casta Meretrix, rimane in totum Mater et Magistra, perché malgrado i vulnus arrecati alla liturgia, alla morale, alla pastorale e alla teologia, il suo insegnamento bimillenario che ne compone il depositum fidei é inscalfibile e soprattutto inequivocabile e il credente ha il dovere di opporre resistenza di fronte alle deformazioni della verità cristiana prima e cattolica poi, pertanto, non si abbia timore a rivolgere sonore pernacchie a quei preti che hanno adattato il pensiero e la liturgia alla moda culturale fino a cantare «bella ciao» in chiesa, o che della chiesa ha fatto un dormitorio per migratori illegali, che rendono pinzillacchere la carità, l’amore e la giustizia perché le deprivano della verità, quella verità reclamata a gran voce da Gesù.
Gioventù cattolica e di destra… in piedi!
in nome del compianto pontefice Giovanni Paolo II, levate i labari con il Chrismon… Duc in altum!
E non lesinate pernacchie ai sacerdoti renitenti al loro officio di pastori… io, Dio mi perdoni, pur fedele alla Chiesa Cattolica ho ricusato questo Papa, fonte di confusione, aggrappandomi come un naufrago al Depositum Fidei, sicuro di stare a galla.
E quando sarà il momento, se ci sarò ancora, mi sforzerò di stare in piedi in mezzo alle rovine: minimo coagulo speranzoso di attrarne altri rimasti anch’essi in piedi.
Per parafrasare Pound che a conclusione dei Cantos verga:
«formica solitaria
d’un formicaio distrutto
dalle rovine d’Europa…
io, indegnamente aggiungo:
rectus stare oportet»…
E se qualche latinista vorrà farmi le pulci, faccia, ne farò tesoro al fine di ottemperare a un suggerimento che mio nonno, per essere maggiormente icastico, mi rivolgeva in dialetto parmigiano: “a ghè da imparaer anca dai stupid, figureros dai furob”, ossia “c’è da imparare anche daglistupidi, figurarsi dai furbi”… saggezza di un tempo andato, sementa gittata nel solco avaro.
Corrado Corradi