IL MARCHESE DEL GRILLO A TEL AVIV
Complice l’orrenda mattanza di Gaza, anche ai più distratti non può essere sfuggito il fatto che nel pianeta viga una sorta di diritto differenziato, un codice che sembra uscito dalla penna del Marchese del Grillo, per cui la stragrande maggioranza degli Stati sono soggetti al rispetto di determinati obblighi internazionali, mentre pochi, pochissimi altri paiono avere mano libera per tutelare in qualunque modo i loro interessi non sempre legittimi.
Come il personaggio interpretato da un memorabile Alberto Sordi, questi paesi sembrano ripetere sfacciatamente al mondo: ”Io so’ io, mentre voi non siete un c….!”. Le innumerevoli violazioni impunite del diritto internazionale e delle risoluzioni dell’ONU da parte sia di Israele che degli USA non fanno più notizia e costituiscono quasi una prassi accettata da una comunità internazionale ben attenta a non urtare la suscettibilità dei due arroganti soggetti.
Il procuratore Karim Khan
Davanti ad una misura ormai colma, qualcuno ha cominciato ad alzare la testa e a drizzare finalmente la schiena. Da un’intervista rilasciata dal procuratore della Corte Penale Internazionale Karim Khan al giornale giapponese Yomiri Shimbun, emerge un clima di minacce e intimidazioni di chiaro stampo mafioso subite dalla Corte da parte di Washington, tutte le volte che si intraprendono misure contro Israele e il suo governo.
Particolarmente energiche sono state le pressioni quando sono stati emanati i mandati di arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant lo scorso maggio. Pochi giorni dopo, la Camera dei Rappresentanti degli USA ha approvato l’applicazione di sanzioni e misure restrittive contro i giudici della Corte Penale Internazionale coinvolti in “qualsiasi tentativo di indagare, arrestare, detenere o perseguire qualsiasi” politico statunitense o “persona protetta” dal Paese che, come gli USA, non riconosca la Corte Penale Internazionale.
Gli USA e i suoi protetti
La gravità di questo episodio non richiede particolari commenti. Gli Stati Uniti ed i loro protetti – ma in questa fattispecie è sufficiente limitarsi a citare Israele – pretendono di collocarsi al di sopra di un organo di giustizia internazionale, che si rifiutano di riconoscere. È l’atteggiamento di chi si arroga il diritto di agire come più gli conviene a seconda delle circostanze, a prescindere dalle leggi vigenti.
Esiste quindi una questione tra USA & Israele e la Corte Penale Internazionale ma, più in generale, esiste un conflitto tra quei due paesi e il diritto internazionale, che quegli stessi Stati pretendono di utilizzare, come si fa con determinati farmaci, “al bisogno”.
Mentre aumentano le adesioni ai BRICS, è giunto il momento per l’Italia di ripensare la propria collocazione internazionale, in quadro che sta evolvendo sempre di più in senso multipolare. Dalla sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale siamo stati costretti ad un guinzaglio che ci ha imposto di accettare connivenze più o meno ignobili e che ha ormai perso ogni ragione di esistere. Il dogma dell’atlantismo a tutti i costi sta crollando, è tempo di pensare ad una nuova Italia.
Raffaele Amato
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: