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LA QUERELA POLITICA TEMERARIA SOSPENDE I DIRITTI COSTITUZIONALI DELLA PERSONA

Redazione di Redazione
29/09/2024
in Società
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LA QUERELA POLITICA TEMERARIA SOSPENDE I DIRITTI COSTITUZIONALI DELLA PERSONA
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LA QUERELA POLITICA TEMERARIA SOSPENDE I DIRITTI COSTITUZIONALI DELLA PERSONA
LA QUERELA POLITICA TEMERARIA SOSPENDE I DIRITTI COSTITUZIONALI DELLA PERSONA

di Matteo Pio Impagnatiello e Matteo Notarangelo

Nelle città dei nostri territori sono molti i cittadini vittime della querela politica temeraria. La  querela politica temeraria  è l’arma silenziosa di chi governa e viene pianificata per soffocare il dissenso dei cittadini, incutendo timore.

Oggi i querelanti politici si affidano ai tribunali della Repubblica. Le vittime sono studiate, individuate e isolate: sono colui o colei che partecipa alla vita civile per conservare l’ultimo granello di umanità. I politici della querela individuano i cittadini più noti, colgono un qualsiasi pretesto, idea espressa sui social o tra la gente, e costruiscono il reato per la querela politica temeraria.

Quanto accade in questo tempo non è un controllo sociopolitico sofisticato, bensì antico, già raccontato da George Orwell. Il loro braccio non  è  più  la  psico-polizia,  che  interviene  al  minimo  sospetto,  ma  una inventata, costruita “querela politica temeraria” per diffamazione.

Ci sono “città invisibili” in cui ad essere querelati sono consiglieri comunali, giornalisti, direttori di testate giornalistiche, donne e uomini onesti, che esercitano la loro cittadinanza attiva. Di solito, accade che nei tribunali la  querela politica temeraria  non produce gli   effetti giudiziari auspicati dai querelanti politici e, quasi sempre, viene archiviata. Ma resta il danno psicologico, subito dal querelato, che si trascina per molti anni.

Qualora l’atto intimidatorio dovesse essere fermato dai magistrati nei tribunali, nella città e nelle famiglie della vittima dei querelanti politici nessuno potrebbe fermare il disastro familiare, sociale ed economico dei querelati. Anche se la pratica repressiva – un tempo esercitata manu militari – sembra mutata, l’azione intimidatoria e repressiva, più silenziosa e violenta, resta con tutti i suoi disastri psicologici e graffi incostituzionali.

Gli effetti prodotti dalla  querela politica   temeraria  sono devastanti: colpiscono alcuni cittadini per intimorire tanti altri, annichilire la città politica e imporre il controllo sociale.

Nelle città del sud Italia

Tanto   accade   anche   nelle   province   marginali   del   sud   Italia.   Il   12   agosto   2023 un’associazione politica pubblicava un articolo con cui denunciava che la Città era malata di “querelite”. Scriveva che non era mai accaduto nei 70 anni della vita democratica locale (dal 1946 al 2016) ciò che si era verificato negli ultimi 6 anni (dal 2017 al 2023).

Il contesto politico-amministrativo locale si era gravemente ammalato di “querelite politica”. L’associazione   politica   denunciava   che   un   soggetto,   strenuo   difensore dell’Amministrazione comunale, aveva querelato due consiglieri comunali di opposizione, un segretario di partito e parecchi altri concittadini. Un altro soggetto querelava un consigliere comunale di opposizione. Il sindaco  querelava un cittadino che aveva denunciato di essere stato discriminato durante la procedura di assunzione di alcuni operatori ecologici.

L’Associazione scriveva, inoltre, che “la “querelite politica”  era  un  cancro  della  democrazia  civica,  mirava  a  spegnere  il  pensiero  critico, puntava a trasformare i cittadini in sudditi e sospendeva i diritti costituzionali, la libertà di opinione e la dialettica democratica. Di fronte alla “querelite politica” – concludeva l’Associazione – la Magistratura non poteva rimanere ferma. Il silenzio della Magistratura disincentivava la collaborazione dei cittadini nella lotta all’illegalità e alla criminalità. Questi   racconti   non   possono   lasciare   la   singola   persona     indifferente,   soprattutto   se avvengono in una “terra di mafia”.

Un’arma politica

Il silenzio della pratica della “querela politica temeraria” inquina la vita civile di ogni città, distrugge la solidarietà meccanica e organica delle comunità e annienta la credibilità delle istituzioni democratiche . Chi ne fa un’arma politica, per soffocare il legittimo dissenso democratico, cerca di imporre un potere di altri tempi, prendendosi gioco della stessa Magistratura, la quale persegue, ignara, il cittadino querelato.

Con disinvoltura, il querelante politico continua ad impaurire, intimorire, terrorizzare l’attento cittadino della comunità, prendendosi gioco del diritto scritto. L’indifferenza della gente diventa un’alleata della forza della “querela politica temeraria”, trascurando che, qualora dovesse prevalere “l’azione temeraria” dell’inferiorizzazione   di qualunque persona, singola o associata, crollerebbe tutta l’architettura costituzionale.

Erving Goffman descrive   come si costruisce lo stigma e l’identità sociale del cittadino “avversario”  querelato   screditabile   per   renderlo   avversario   screditato.

Le città invisibili

Nelle   “città invisibili”, la querela politica temeraria ha questo fine. Saper leggere lo spirito della querela politica temeraria è il modo per arginare chiunque voglia fare della legge repubblicana un suo sgabello.

In   questo   scenario   esistenziale,   fa   riflettere   quanto   dichiara   in   una   intervista   un Procuratore della Repubblica: “ Noi non siamo solo fisicamente lontani dalla gente, ma la gente ci percepisce in questo modo. Chiediamo collaborazione, denunce, testimonianze, ma siamo lontani. I cittadini sentono la bomba che esplode sotto casa, sentono i vetri delle loro finestre che tremano, ma la procura e il tribunale sono distanti.”

A   quanto   pare,   nelle   “città   invisibili”,   dove   impera   la   pratica   della  querela   politica temeraria, c’è l’urgenza di riconsiderare i rapporti tra potere, magistratura e società civile. In questo lavoro collettivo bisogna considerare chi sono i querelanti e chi sono i querelati e conoscere la storia di ognuno di loro, se non si vuole finire di sfilacciare la debolissima rete sociale delle “città invisibili” , già raccontate da Italo Calvino. A tal proposito, è utile la lettura del libro di Michele Cascavilla  “Il socialismo giuridico italiano”.

Il socialismo giuridico italiano

Qual è l’accusa degli “industriali” della querela politica temeraria? La presunta diffamazione. Diffama, soprattutto, chi richiama l’osservanza delle leggi dello Stato e chi diffonde i testi delle circolari regionali. Diffama il cittadino, diffama il consigliere comunale di minoranza, diffama il giornalista corrispondente, diffama il direttore del giornale, diffama il coordinatore di un’associazione di diversamente abili.

Diffamano tutti, tranne chi esercita il “Potere” politico e i loro amici. Se  la   querela   politica   temeraria  è   il   segreto   del   “controllo   sociale”     dei   cittadini,   la Magistratura va aiutata, affinché riconosca il persecutore e il perseguitato.

La spregiudicatezza dell’agitare la querela politica temeraria, mezzo per soffocare i diritti fondamentali della persona, va indagata, in modo da poter restituire alle “città invisibili” il vivere associato libero, chiaro, sereno, democratico.

Silenziare, impaurire, minacciare e ricattare il cittadino indifeso con una querela politica temeraria  è, ormai, – abbiamo scritto – un’antica pratica politica orwelliana, che   rende buia la città, rompe la credibilità delle istituzioni repubblicane e allontana ogni onesto cittadino dalla vita politica, culturale e civile.

È così che i nemici delle società civili creano il “deserto   sociale   e   giudiziario”   e  rompono   il   “sacro”   patto   sociale   giusnaturalista. Non è difficile capire che  chi gestisce il bilancio comunale, i beni e i servizi municipali non ha difficoltà a spendere pochi soldi per pagare una querela politica temeraria  contro  un cittadino fragile, che osa parlare per difendere la legalità nella sua Comunità.

Una battaglia di civiltà

Molte   donne   e   molti   uomini   chiedono   che   la   luce   della   civiltà   giuridica   ritorni   ad illuminare le loro “città invisibili”, oscurate da pretestuose e pianificate querele politiche temerarie.

In questa battaglia di civiltà, certo, la Magistratura non sostiene le “crociate” e le “guerre sante”   dei   “padroni”   delle   “città   invisibili”,   che,   in   modo   subdolo,   vogliono   fare   dei democratici e repubblicani tribunali di oggi i loro “tribunali d’inquisizione”, ispirandosi ai passati secoli.

La difesa  della loro “fede politica” e del loro medioevo politico non può prevalere sulla vita quotidiana della gente onesta. La  querela politica  non può essere l’arma per intimidire e terrorizzare la gente libera, procurando del male a chi cerca di dare il suo disinteressato contributo nella costruzione della “città aperta, nonviolenta e democratica”.

Come scrive Pascal, “sembra proprio che l’uomo non sia mai tanto capace di fare del male come quanto lo commette in nome di una fede religiosa  (o politica)”.

Eppure, accade. La violenza di chi ha il potere nelle “città invisibili”, provoca il silenzio di chi non ha potere. In quelle città, il silenzio   non è complicità, spesso è paura di essere trascinato in un processo kafkiano, dove anche la Magistratura diventa oggetto e non soggetto di vera giustizia.

La paura dei ricchi e dei potenti querelanti delle “città invisibili”, forse protetti da una rete di conoscenze, non favorisce il rispetto della legge, bensì la nega e induce  il “querelato” a rinunciare alla propria difesa e ad un “ritiro autistico” dalla vita sociale.

La sfiducia nella magistratura

Da qui emerge la sfiducia del debole cittadino, “querelato” per “aver pensato”, per “aver fatto riferimento” o per altre ridicole banalità infondate. E’ questa la prassi che trascina il semplice cittadino  nel labirinto giudiziario.

Con una simile furbata “legale” inizia la “carriera morale” del presunto “imputato”. Il cittadino-vittima lentamente passa da cittadino screditabile a cittadino screditato e inizia a vivere la tragedia della persecuzione politica e giudiziaria. Nei   tribunali,  il   cittadino   onesto   diventa   “la   vittima  sacrificale”   di   querelanti,   che si prendono gioco dello Stato.

Questo carico emotivo doloroso viene messo sulle spalle del fragile cittadino. Un fardello pesante che deve sopportare, fronteggiando l’antica persecuzione   della querela politica temeraria, accolta dai tribunali con normalità, riserve e freddezza. In questi momenti, nelle “città invisibili” si frantuma “il patto sociale”, viene meno la fiducia e si è soli con i tanti dubbi cartesiani.

Ognuno comprende che la criminalità, prima di essere sconfitta nei vari teatri mondiali, bisogna sconfiggerla nella mente dei cittadini, bloccando l’evolversi e il contagio della “pedagogia   nera”   della   criminalità,   che   alberga   in   ogni   cittadino   offeso,   indebolito   e prigioniero delle sue difficoltà quotidiane.

Ogni buon cittadino sa che la sfiducia nella Magistratura è un ulteriore danno alle libertà. Aprire una riflessione socio-politica del diritto comune, di quel diritto che sorge dalla vita quotidiana, permette  di svelare i misteri della dinamica della querela politica temeraria e gli   effetti   di   arretramento   sociale   e   giuridico   che   provoca   nelle   indifese   comunità.

Criminalità culturale

La criminalità non è solo quella operativa, ma anche quella culturale, che colonizza la mente di ogni cittadino fragile, soprattutto nelle “città invisibili”, che santificano l’illecito con tanti raggiri.

Collodi, con il suo Pinocchio, mette in guardia l’Umanità. L’azione criminale nelle “città invisibili” si consuma ogni giorno.

Nelle tante città c’è gente che continua a raccontare la farsa giullaresca della  querela politica temeraria ai suoi protagonisti, ai suoi eroi e ai suoi anti eroi. Quella gente semplice, onesta, che costruisce le città sociali, non violente e solidali, svela chi sono gli eroi di questo tempo.

Gli eroi sono i cittadini querelati e i magistrati, mentre gli anti  eroi   sono   gli   uomini   e  le   donne   che  siedono   nei   banchi  delle   “città  invisibili”   e controllano la vita economica e quella sociale della gente.Gli alleati  di costoro,  certo, sono coloro  che amano  il silenzio sociale,  per paura,  per rassegnazione,   per   convenienza,   ma   anche   chi   “gira   la   testa”   per   non   vedere.

E lo Stato?

E lo Stato? La   nobile   ed   ineliminabile   istituzione   giuridica   se   non   presta   attenzione   a   questi “meccanismi di potere” potrebbe diventare il “braccio pesante” di questa gente, che ride della Legge e della Giustizia .

Nello scenario descritto, dove imperano gli accordi di potere, se dovesse prevalere la filosofia   politica   della  querela   politica   temeraria,   potrebbe   crollare   l’amata   civiltà giuridica,   la   credibilità   degli   uomini  della   Giustizia   e   l’agire   dell’onesto   cittadino: crollerebbe lo Stato di diritto.

Per non cedere la civiltà giuridica all’anti-stato, ogni buon cittadino dovrebbe sapere che c’è un’anatomia e una fisiologia della querela politica temeraria degli amministratori degli enti locali: non lasciamo che quella gente usi i tribunali per incutere timore, silenziare le città e prendersi gioco di noi.

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