Italia in piedi!
Ricordo i tempi di quando la sinistra, allora PCI, scendeva in piazza per difendere gli operai di Mirafiori e Termini Imerese. Non mi stava simpatica, quella sinistra, sia per il legame con un regime che ci era nemico, l’URSS, sia per la sua ideologia che ritenevo e ritengo perniciosa.
Però, quelle proteste a favore degli operai avevano un significato, tanto che, grazie a quelle proteste e all’acume dei nostrani politici di allora, che sovrasta quello degli attuali, l’Italia non se la passava male.
Poi sono arrivati i tempi cupi delle BR e delle stragi (definite di Stato), certo, ma questo fenomeno era alimentato da dinamiche risalenti alle scelte operate nel 1946 delle quali l’Italia sopportava il peso, tuttavia, grazie all’acume di cui sopra e a una sorta di sotteso patriottismo, la classe politica di governo e lo stesso parlamento riuscivano a metterci una pezza.
Riferendomi a quel periodo – che va dalla fine anni ’degli anni 50 a tutto il decennio degli anni 80 dello scorso secolo – non arrivo a dire «Formidabili quegli anni» (come fatto da Mario Capanna in un suo libro dedicato a quella iattura che è stato il ’68), però in quegli anni una classe dirigente spesso raffazzonata, malgrado un paese martoriato dai bombardamenti dei nostri liberatori e dal tradimento di quelli che erano peggio di loro, da un capitalismo strisciante e arrogante che mirava a riprendersi quello che il fascismo gli aveva tolto per darlo ai lavoratori, da un sistema globale di contrapposti schieramenti militari (dove noi fummo inseriti forzosamente in un’alleanza che, col senno del poi, è apparsa essere uno strumento al servizio dei peggiori interessi geostrategici altrui), malgrado ciò, quei politicanti raffazzonati hanno saputo, in qualche modo, rimettere in piedi la Patria facendole raggiungere il livello di quarta potenza industriale.
Poi, negli anni 1990, sono arrivati loro : i Prodi, i Berlusconi, i magistrati-star, i mejo imprenditori dell’industria e della finanza, (i Mattei e gli Olivetti capovolti) e nel frattempo, nelle università si schiudevano le uova di quel drago che è stato il ’68 regalandoci docenti che, con una serie di mosse da judoka, hanno sdraiato il meglio dell’Italia, mortificando il suo genio, ossia quella caratteristica ben descritta in tempi non lontanissimi con le seguenti parole: «Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori». Un popolo di gente dabbene nel miglior accesso del termine: retto, probo, onesto e resiliente.
Un popolo che fino ad ora ha evitato le carnacialate, scegliendo il «tasi e tira», un popolo che ora, invece, ha deciso, pur continuando a tirare, di non tacere più e che ha cominciato a riunirsi per dire alto e forte BASTA! Basta con l’inversione della nostra natura di italiani, basta con il ripudio di quel che siamo, di quell’essere italiani vergato in una canzone del ventennio che in poche parole ci descrive nell’animo «Salve o popolo d’eroi, salve o Patria immortale, son rinati i figli tuoi con la fede e l’ideale, il valor dei tuoi guerrieri, la virtù de’ pionieri, la vision de l’Alighieri oggi brilla in tutti i cuor».
Quel che ci stanno conculcando, troppo spesso con violenza morale e anche fisica, in sostituzione del nostro essere, dei nostri valori, della nostra migliore identità è una follia che ci porterà all’estinzione.
Di fronte alla confusione imposta da chi dell’Italia vuole il male, risuoni forte e alto il grido di battaglia della sanior pars della Nazione: Italia degli italiani, in piedi!
Corrado Corradi
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