Meloni e Chicco Forti, uno spettacolo inopportuno
Sono assolutamente d’accordo che il Governo in ogni caso in cui un nostro connazionale sia arrestato o condannato in un altro paese debba sempre e comunque cercare di riportarlo in patria rispettando le decisioni o le sentenze del paese in cui è stato commesso il reato.
Chicco Forti è stato condannato in America ( paese secondo i più giusto e democratico ) per omicidio e li scontava la sua pena da quasi trent’anni, giustamente anelando a scontarla in Italia per comprensibili motivi.
Chicco Forti è formalmente per gli americani un omicida e io a differenza di altri non conoscendo la sua storia non sono in grado di sostenere la sua innocenza nè la sua colpevolezza, mi fermo al dato formale ma apprezzo gli sforzi della Meloni per consentirgli di scontare la pena in Italia permettendogli il conforto dei suoi familiari.
No, proprio no!
Ma da questo punto in poi, quando le istituzioni italiane e la Presidente del Consiglio in persona si adopera come se si trattasse di un “salvataggio internazionale” di un connazionale ingiustamente segregato e torturato in una cella americana, e ottenuto il suo trasferimento lo si manda a prendere con un aereo di stato che atterra in un aereoporto militare dove ad attenderlo per festeggiare la” liberazione” come fosse un ostaggio liberato dai nostri militari in un paese in guerra, c’è la raggiante Presidente del Consiglio con successiva conferenza stampa… no proprio no !! anche perché avrei voluto vedere la stessa Presidente del Consiglio accompagnare il Presidente della Repubblica (che è anche il capo della magistratura) ad attendere la scarcerazione di un poveretto condannato, in Italia, all’ergastolo per omicidio e che dopo 33 anni di carcere si scopre essere innocente e vittima di un grossolano errore della nostra magistratura.
Bè Signora Meloni forse non glielo hanno detto ma ogni giorno due italiani incarcerati risultano poi totalmente innocenti, li vada ad aspettare fuori dal carcere e festeggi la loro di libertà ! e …non c’è nemmeno bisogno dell’aereo.
Giovanni Preziosa
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