In morte di un Uomo e Camerata – Una crudele, implacabile malattia ha strappato alla vita Gianni Correggiari, valente avvocato e italiano nel più profondo e autentico senso del termine.
Anzi, nel pieno rispetto delle sue credenze più radicate, Gianni è stato chiamato, dopo aver ulteriormente forgiato la sua anima e il suo spirito nella prova del dolore, alla casa dal Padre, il quale certamente lo accoglierà nella schiera dei Suoi figli più devoti e fedeli.
Nato nel 1956, fin da ragazzo aveva aderito e militato nelle formazioni giovanili del Movimento sociale italiano, col coraggio che all’epoca era necessario ai bolognesi per dichiarare le proprie convinzioni politiche anticomuniste, ma anche con una intelligenza e una vivacità intellettuale che lo fecero subito distinguere all’interno dei gruppi in cui esercitò la sua militanza.
Tra i fondatori del primo e più prestigioso circolo della Alleanza nazionale, a dimostrazione della mancanza, in lui, di faziosità e chiusure mentali, abbandonò poco dopo quel partito, disgustato probabilmente e sopra a tutto dal carattere e dallo stile di tanti, troppi dirigenti nazionali e locali.
Convinto cattolico e vero credente, si avvicinò a si iscrisse a Forza nuova, diventandone anche il vicesegretario nazionale, difendendo da quella nuova trincea di impegno politico i valori più alti della tradizione e della religione degli italiani.
Fondatore, poi, del Movimento nazionale, ultimamente si stava impegnando nella costruzione di quella nuova dimensione comunitaria per i sovranisti italiani che potrebbe essere Indipendenza!
Avvocato di rara preparazione e cultura, ha dimostrato sempre tutta la sua professionalità e competenza sia nei grandi processi per i fatti di terrorismo degli anni ‘70 e ‘80 sia anche nelle più piccole delle cause affidategli, dove la premura, la dedizione e l’attenzione per il cliente era il perfetto specchio del suo estremo rigore morale e giuridico.
Padre affettuoso, amico sincero e capace di slanci generosi e simpatici, Gianni ha incarnato tutte le qualità e le positività che si riassumono nella parola con cui sarà salutato dai tanti che hanno avuto la fortuna e il privilegio di conoscerlo: camerata.
Un fratello nella notte esistenziale del Paese che tanto amava e per il quale si è sempre e incessantemente battuto e che ha tentato fino all’ultimo di illuminare con la lucidità dei suoi pensieri e delle sue parole; una presenza sempre rassicurante al fianco dei combattenti, incapace di tirarsi indietro o di mancare a ciò che sentiva imperativo e doveroso anche per un solo istante.
Quello che s’avvia laddove tutti sono destinati ad arrivare, è stato un Uomo – e non ci sarebbe necessità di aggiungere altro a questa definizione con la maiuscola -, dal passo sicuro e deciso: consapevole del luogo metafisico da cui era partito, retto nel suo incedere lungo il cammino della vita, privo di timori e men che meno di vergogne al traguardo.
Ciao, Gianni!