L’ecumenismo prima e dopo il concilio
Una pratica “consolidata”
Ormai siamo abituati a sentir parlare di ecumenismo e più in generale di dialogo interreligioso… Non molti sanno tuttavia che questo genere di incontri e l’ideologia confusa che vi sta dietro sono stati condannati più volte dal Magistero infallibile della Chiesa, vediamo come.
La condanna della Chiesa
Nato in ambito protestante, l’ecumenismo o “pancristianesimo” venne rifiutato da Papa Pio XI nell’enciclica “Mortalium Animos” del 1928, dedicata interamente a questo argomento. Ecco un passaggio:
“Ma dove, sotto l’apparenza di bene, si cela più facilmente l’inganno, è quando si tratta di promuovere l’unità fra tutti i cristiani. […] A tali condizioni è chiaro che la Sede Apostolica non può in nessun modo partecipare alle loro riunioni e che in nessun modo i cattolici possono aderire o prestare aiuto a siffatti tentativi; se ciò facessero, darebbero autorità ad una falsa religione cristiana, assai lontana dall’unica Chiesa di Cristo.”
Parole simili troviamo anche nella prima parte dell’enciclica “Orientalis Ecclesiae” (1944) di Papa Pio XII:
“Perciò non conduce al desideratissimo ritorno dei figli erranti alla sincera e giusta unità in Cristo, quella teoria, che ponga a fondamento del concorde consenso dei fedeli solo quei capi di dottrina, sui quali o tutte o almeno la maggior parte delle comunità, che si gloriano del nome cristiano, si trovino d’accordo, ma bensì l’altra che, senza eccettuarne né sminuirne alcuna, integralmente accoglie qualsiasi verità da Dio rivelata.”
Il cambio di rotta
Dopo il concilio Vaticano II l’ecumenismo divenne invece un caposaldo del nuovo corso, soprattutto a partire da “papa” Wojtyla e dall’incontro interreligioso di Assisi del 1986 (un gravissimo scandalo). Ma ciò che era intrinsecamente sbagliato prima, non può diventare giusto poi, quindi le condanne, chiare e definitive, del passato sono ancora pienamente in vigore!
Leonardo Saracino
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