Il caso Navalny oltre la propaganda mainstream – Quando il sistema – anzi: il regime – non solo legge e commenta la storia e la politica con sola la lente del pensiero unico; ma addirittura riscrive le notizie per avvalorare unilateralmente le proprie falsità artatamente già inoculate nelle masse, con sistematica doppiezza e mala fede, l’unica soluzione è affidarsi alla controinformazione indipendente.
Il nome noto e la triste sorte di Navalny vengono usati per condannare sistematicamente la antidemocraticità del governo di Mosca.
Il caso Gonzalo Lira
Quello di Gonzalo Lira, invece, è ignoto ai più ed è stato scientificamente relegato alla indifferenza e all’oblio. Eppure, le due vicende sono specularmente simili.
E ci vuole tutta la malafede del mainstream per segnalare il primo come un eroe della democrazia e della libertà, mentre addita il secondo come una spia russa. Chissà quanti sono coloro che ricordano che anche in Russia potenze occidentali hanno tentato di sobillare una rivoluzione arancione, nella speranza di interrompere l’ineludibile processo verso la configurazione di un nuovo ordine mondiale basato sul multipolarismo.
L’appoggio USA
Promotore primo di questa finta sollevazione, sarebbe stato proprio il blogger Navalny, uno spregiudicato avventuriero che ha presto indossato le vesti dell’oppositore martire.
E in questo ruolo ha trovato subito, in alcuni circoli americani, appoggi e sponsorizzazioni, senza nemmeno troppi scrupoli per certe sue idee e per alcune, imbarazzanti sue prese di posizione.
Prima di trasformarsi nel presunto libertario e democratico dell’attuale vulgata, Navalny era l’unico populista xenofobo per cui mezzo mondo ha fatto il tifo, senza andare troppo per il sottile.
Quando si accompagnava agli ultranazionalisti
Prima di ricevere le stimmate da Ovest, aveva creato un partitucolo artificiale ultranazionalista ed anti-immigrazione, alleandosi con locali formazioni neonaziste minoritarie e avendo soffiato sul fuoco dell’odio verso minoranze etniche.
E non sono pochi gli indizi, documentali e filmati, di un suo tentativo per ribaltare lo status quo politico della Russia, sempre con l’aiuto di forze esterne. Gonzalo Lira invece, seppur con doppio passaporto statunitense e cileno, è stato costretto nel carcere ucraino di Kharkiv dal maggio 2023 ed è morto, malato gravemente e non curato, a gennaio di quest’anno, senza alcun processo e dopo mesi di detenzione disumana e torture corporali.
Il doppiopesismo USA
Gli Stati Uniti se ne sono scientificamente disinteressati. Il resto dell’occidente, lo ha trattato come un’ombra inesistente.
Ombra molto scomoda, sicuramente fastidiosa e in grado di far riflettere.
La sua unica colpa: aver tentato di fare giornalismo di investigazione, di avere osato indagare con reportage coraggiosi su Zelensky e di aver criticato il governo autocratico, corrotto e criminale di costui. Colpa costatagli la ridicola accusa (e conseguente privazione della libertà) di attività filorusse.
Le sue dure posizioni critiche verso il governo dittatoriale ucraino gli sono costate la vita senza che i difensori dei diritti umani in servizio permanente effettivo si mobilitassero e muovessero un dito per salvare un reporter coraggioso e colpevole solamente di avere descritto verità indigeste per chi da due anni nega ogni possibilità di soluzione pacifica al conflitto in corso.
Ancora un esempio dell’ignobile strabismo, del solito doppio standard di valutazione sotto l’accorta regia di faziosi interessi di parte.
Luca Armaioli
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