Il discorso di Mattarella e l’inutilità italiana

Il discorso di Mattarella e l’inutilità italianaIl discorso di Mattarella e l’inutilità italiana – Il 23 ottobre il capo dello Stato Sergio Mattarella ha ricevuto al Quirinale il presidente della Repubblica finlandese Sauli Niinistö e ha pronunciato un discorso in merito alla difficile situazione che il mondo deve affrontare, citando nello specifico il sanguinoso teatro mediorientale e riaccendendo i riflettori sul conflitto russo-ucraino, forse per timore che qualcuno se ne fosse dimenticato. In più, il capo dello Stato italiano ha voluto sottolineare come i complicati contesti europeo e mediorientale siano il solo risultato dei danni che l’umanità si procura in maniera irresponsabile.

Il parallelo con la Russia

È indubbio, ed è un dato di fatto, che l’inizio di un conflitto armato sia il frutto di scelte geo-politiche ad opera dell’umanità, così come tali sono l’aggressione della Russia all’Ucraina e l’esplosione di violenza con l’evento terroristico di Hamas in Israele, citando le parole di Sergio Mattarella.

Certo, oggettivamente la Russia guidata da Putin ha invaso i territori ucraini e Hamas ha spezzato la linea di confine con Israele infiltrandosi ad ampio raggio causando morte, distruzione e scalpore.

Mattarella a corto di idee

Tuttavia, il discorso di Sergio Mattarella lo considero, personalmente, un intervento spicciolo, inconsistente e di circostanza, scandito da parole vacue che inciampano l’una addosso all’altra.

È un intervento che accontenta gli astanti, che racchiude formalmente un incontro ufficiale suggellato dagli applausi e dalle strette di mano tra i due capi di Stato, ma che non avrà alcuna risonanza a livello internazionale.

L’Italia, o l’Italietta, è un cortile condominiale confezionato e messo lì tanto per abbellire – e obbedire – che non può avere rilevanza né tantomeno giocare un ruolo decisivo in nessuno dei contesti citati dal presidente della Repubblica italiana.

L’inutilità italiana

Lo Stato italiano, sul piano geo-politico, non conta nulla rispetto alla potenza americana, può fare poco e niente, il suo raggio d’azione è limitato ed è proporzionato al guinzaglio che le cinge il collo, possedimento di quel padrone planetario che per l’appunto sono gli Stati Uniti.

Ma al di là dell’assoggettamento geo-politico italiano, il pronunciamento è superficiale perché banalizza la realtà e gli eventi e gli attori che la plasmano.

I nuovi manichei

Lo spartito politico è sempre il medesimo: da una parte i buoni e dall’altra i cattivi. Un dualismo che in verità non è sbagliato, poiché una posizione dovrebbe essere presa quando esistono delle conflittualità. Ciononostante, la visione che il capo dello Stato Mattarella ha illustrato è quasi evidente: prima che Russia e Hamas attaccassero rispettivamente i propri avversari regnavano pace e armonia.

No, assolutamente errato, ma la maggioranza dell’opinione pubblica ci crede e se la canta, persuasa da questo schematismo semplice e veloce, che non richiede troppi sforzi di ragionamento.

Si scalda la temperatura

Nel frattempo, mentre c’è chi si mette in mostra per niente con le sue orazioni e si congeda dal palcoscenico, gli Stati Uniti continuano a schierare membri del personale americano della Marina e del Corpo dei Marines nell’area del Mediterraneo orientale, chiedendo – ordinando – a Israele di ritardare l’invasione via terra della Striscia di Gaza per consentire il negoziato per il rilascio degli ostaggi americani.

E non per evitare il conflitto come ha invocato Sergio Mattarella, chiedendo l’esigenza che la situazione in Medioriente non si infiammi ulteriormente.

Riccardo Giovannetti