Muore Napolitano e la Chiesa va in pezzi – La gravità, simbolica e sostanziale, del fatto che un Papa vada a rendere omaggio ad un ateo, vissuto da ateo e morto impenitente, è talmente clamorosa che quasi inutile è specificarne i motivi.
L’assenza anche del segno della croce e di un qualsiasi accenno alla religione cattolica della quale Bergoglio dovrebbe essere il massimo rappresentante, rende la sua visita non solo inutile, ma perniciosa.
Non serve specificare che se un Papa, difronte alla morte, si atteggia a laico e avalla decisioni da miscredenti non solo tradisce il suo ruolo, ma provoca danni di dimensioni colossali.
Il messaggio di Bergoglio
Esattamente come con il famigerato “chi sono io per giudicare”, anche stavolta Bergoglio apre le porte della miscredenza a milioni di fedeli, i più deboli, i meno preparati, che crederanno che una vita da ateo meriti rispetto tanto da aver addirittura convinto il rappresentante di Cristo in terra ad ossequiarla pubblicamente.
A questa triste lezione se ne aggiunge un’altra: se non viltà, Bergoglio certo insegna piaggeria, conformismo, adulazione del potere ed offende la Chiesa romana inginocchiata davanti allo Stato, ai suoi riti laici, ai suoi discutibilissimi uomini politici.
Una Chiesa evirata
Quella stessa Chiesa, nella persona del pontefice, permette ad un cardinale di partecipare ad un funerale laico e, non fosse già questo sufficientemente riprovevole, di tessere un elogio funebre assolutamente fuorviante “santificando” un ateo, un comunista, un politico che ha permesso l’eutanasia di una giovane donna, un uomo che fino alla fine ha negato l’abbraccio che Cristo sempre propone.
Nessuno può esser sicuro della dannazione o della salvezza di chicchessia.
Anche per i santi si attende un processo e la loro beatitudine non viene celebrata e non può essere celebrata durante il rito funebre.
Un brutto spettacolo
Come può, allora, il cardinal Ravasi, esser certo della salvezza di Napolitano, una certezza che si evince da parole che, riferite al personaggio, suonano inappropriate, sproporzionate e spropositate?
Lo ascolta, tra i banchi, il nunzio apostolico, Monsignor Tscherrig, il quale tanto si vergogna di esser monsignore da togliersi la croce che portava al collo.
Tra i quattro, Napolitano, Bergoglio, Ravasi, Tscherrig, non so chi sia il meno cattolico; tra i prelati non so chi, davanti a Dio abbia maggiori responsabilità; chi abbia fatto più danni; chi sarà chiamato a pagarne le peggiori conseguenze.
Bisogna pregare perché a Dio tutto è possibile… Anche convertire all’ultimo istante un ateo e persino far tornare cattoliche le più alte gerarchie della Chiesa.
Irma Trombetta