Angelo Mancia e Nanni De Angelis – Un picchiatore coinvolto in qualche episodio di rissa che però, come racconta Mauro Mazza ne I ragazzi di via Milano era capace anche di scambiare qualche battuta col Presidente della Repubblica, Sandro Pertini come talvolta gli capitava la mattina presto a piazza di Spagna, visto che il presidente non abitava al Quirinale.
È così che Mauro Mazza ha ricordato Angelo Mancia, assassinato dall’odio rosso il 12 marzo 1980.
Il fattorino del Secolo d’Italia
Mancia era un ragazzo di 26 anni che lavorava come fattorino al “Secolo d’Italia” ed era appassionato di politica.
Infatti, era segretario della sezione del Msi-Dn del quartiere Talenti e faceva parte del gruppo vicino a Michele Marchio.
Conosciuto come il fattorino del Secolo d’Italia, descritto come un ragazzone robusto e coraggioso, per questo soprannominato Manciokan (erano i tempi del Sandokan televisivo).
Il ricordo dell’amico giornalista
Ricorda Adalberto Baldoni: Allora ero caposervizio interni, con Angelo c’era un rapporto non solo sul lavoro ma anche umano e politico(…) La sera prima dell’omicidio incontrai Angelo davanti alla sede del giornale in via Milano. Gli dissi di essere più prudente dato che erano apparse scritte minacciose sui muri contro di lui. Era evidente che lo avevano preso di mira.
Osservò: Anche tu abiti lì vicino. A quel punto gli confidai di essermi trasferito momentaneamente altrove dopo essere sfuggito ad un paio di aggressioni. Angelo mi rispose col suo tono un po’ spavaldo: «Anche altri me l’hanno detto, di cambiare aria. Ma a me, Adalberto non mi tocca nessuno. Mi conoscono: facciamo a botte poi tutti insieme a giocare a pallone.
Purtroppo, non fu così, perché ci fu chi anziché giocare a colpi di pallone, decise di mettere fuori gioco il fattorino del Secolo d’Italia a colpi d’arma da fuoco.
L’esecuzione di Volante Rossa
Siamo alla mattina del 12 marzo 1980.
Mancia, uscito dal portone, vide due infermieri sul marciapiede, e fin lì, nulla di preoccupante.
Il ragazzo, mentre percorreva il vialetto, visto che l’uscita del suo palazzo non affaccia direttamente sulla strada ma rimane nell’interno, si sentì chiamare e, solo allora, vide le pistole.
A quel punto tentò di rientrare nel portone, ma invano, in quanto fu subito colpito da due colpi.
Poi uno dei due carnefici, per accertarsi di finire il lavoro si avvicinò e gli sparò il colpo di grazia alla nuca.
Una vera e propria esecuzione, che venne rivendicata dai “Compagni Organizzati in Volante Rossa”.
Il Secolo d’Italia decise di dare la notizia dell’uccisione di Mancia, con una scelta estremamente significativa.
Infatti, in alto sotto la testata scrisse, listato a lutto, “ANGELO MANCIA militante del MSI-DN assassinato da terroristi rossi nel quadro di una offensiva terroristica contro il MSI-DN” con accanto la foto e la didascalia “Angelo Mancia, 27 anni, caduto nella battaglia nazionale ed anticomunista: a Lui l’onore di tutti coloro che amano la libertà”.
Quindi il titolo di apertura del giornale è su tre righe. “Vogliono spaventarci / Vogliono la guerra civile / Non ci riusciranno”.
Nanni
A proposito di ragazzoni, da ricordare anche Nanni De Angelis. La cui vita breve ma che lasciò il segno, la si può riscontrare in queste parole. Gentile signora, la salma di suo figlio non è stata trafugata per offenderne la memoria o la dignità. Il corpo di Nanni è stato incenerito su una pira, con tutti gli onori, come da lui più volte richiesto a voce a tutti i suoi cari.
Questa è la lettera recapitata alla madre di Nanni De Angelis, insieme alle ceneri del figlio.
Estratto dal libro “Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista”, Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag. 517.
Ma chi era Nanni De Angelis? E perché la sua storia è riportata in un libro che parla della “destra radicale, eversiva e terrorista”?
Nato in Abruzzo, terra d’origine della famiglia, Nanni iniziò ad interessarsi di politica sin dai banchi di scuola.
Infatti, nel 1972 a soli 14 anni, propose all’assessore dei Beni culturali di Roma, Raniero Benedetto, la creazione di un corpo volontario di ragazzi (gli scout di cui faceva parte sin da bambino) che sostituisse, nel periodo estivo, i custodi dei musei in vacanza.
L’esperienza di Terza Posizione
Proposta che non andò in porto per ragioni sindacali. Una passione politica che era di famiglia, visto che suo fratello, Marcello De Angelis, ex-militante di Terza Posizione, era stato senatore di Alleanza Nazionale e poi del Popolo della Libertà.
Nel 1976, Nanni, insieme a Gabriele Adinolfi, Roberto Fiore e Walter Spedicato, fondò Lotta Studentesca, un gruppo composto da giovani studenti il cui scopo era quello di estraniarsi da ogni precedente esperienza neofascista o di estrema destra.
La dizione “Lotta Studentesca” durò poco, venendo infine sostituta dalla nuova sigla di “Terza Posizione”.
Nel 1977 cambiò scuola, trasferendosi all’Azzarita dove conobbe Eugenio Pomarici, responsabile romano della gioventù repubblicana.
De Angelis, pur non condividendone le idee, lo aiutò nelle affissioni di manifesti che, precedentemente, gli era stata impedita dai giovani studenti sia di destra, che di sinistra, consolidando così un’amicizia con Pomarici.
In questo periodo consolidò anche l’amicizia con Massimiliano Taddeini e Luigi Ciavardini.
La militanza e le aggressioni
Un trio su cui si reggeva sia la squadra di football americano dei Tori Torino (squadra però romana), che il gruppo di Lotta Studentesca del quartiere Trieste-Parioli.
Nell’autunno del 1978, subì un’aggressione mentre passeggiava con un amico, all’incrocio con via Spalato.
De Angelis venne aggredito alle spalle da un gruppo di militanti comunisti che sferrano alcune coltellate.
Il militante fu raggiunto da una coltellata alla schiena che gli perforò un polmone, mentre l’amico fu colpito alla base della nuca.
Gli aggressori, nella fretta della fuga, smarrirono sul luogo dell’aggressione una borsa di cuoio del tipo “Tolfa”. Elemento cruciale per le indagini, in quanto permise di esaminare i documenti in essa contenuti e, tra questi, vi era il militante di sinistra Valerio Verbano, che verrà ucciso a Roma il 22 febbraio 1980.
Pochi giorni dopo, il padre della vittima, convinto che la morte del figlio fosse da ricondurre ad una vendetta, chiamò De Angelis per telefono per incontrarlo.
Il ragazzo decise di recarsi a casa Verbano, dove incontrò il padre che lo attendeva presso il portone insieme a diversi amici del figlio. I due salirono nell’appartamento e parlarono per circa un’ora.
Una volta scesi, il signor Verbano accompagnò De Angelis attraverso la folla degli amici di Valerio ed attese finché non fu certo che il ragazzo fosse al sicuro a bordo di un taxi chiamato in precedenza.
Un anno prima, nel 1979, “Lotta Studentesca” fu ufficialmente sciolta dai propri militanti che diedero vita alla nuova organizzazione “Terza Posizione”, strutturata in cellule di base di 3-4 militanti e ripartita in zone di competenza
Tra sport e militanza
A De Angelis spettò il quartiere Africano-Trieste di cui divenne responsabile militare, mettendosi alla guida di una squadra, denominata “I Brutti” dagli avversari.
La squadra di Nanni partecipò a scontri con i militanti dell’estrema sinistra e, talvolta, tra le due opposte fazioni, furono utilizzate anche armi da taglio e martelli.
Non solo la passione per la politica, che manifestò anche nel mondo dell’arte come disegnatore di numerosi murales a sfondo politico, ma anche lo sport fu tra le più grandi passioni di Nanni.
Infatti, nel 1980 partecipò al primo campionato italiano di football americano, organizzato dalla Lega Italian Football fondata da Marcello Loprencipe e Bruno Beneck, come capitano della squadra dei Tori Torino (squadra in realtà di Roma).
La bomba a Bologna
Dopo la strage di Bologna, il 23 settembre 1980, vennero spiccati dei mandati di arresto diretti a molti esponenti di Terza Posizione, tra cui Nanni De Angelis e il fratello Marcello.
De Angelis divenne latitante e riuscì a sfuggire ai primi arresti.
Rientrato in contatto con Luigi Ciavardini, anch’egli latitante poiché individuato come l’uccisore del poliziotto Francesco Evangelista detto “Serpico”, il 3 ottobre 1980 si recarono insieme ad un appuntamento con Carlo Sette per ottenere documenti falsi e sostegno economico.
Ma i piani non andarono come previsto. Infatti, in piazza Barberini, i due furono arrestati dalla polizia che li attendeva, in quanto già informata dell’appuntamento.
Il tragico epilogo
Durante l’arresto De Angelis fu colpito alla testa dai poliziotti, secondo altre fonti, in realtà fu massacrato di botte.
Una violenza che fu denunciata dal senatore del Movimento Sociale Italiano Michele Marchio in un’interrogazione al Senato rivolta al sottosegretario Angelo Sanza, riferendo che De Angelis, all’interno della questura, sarebbe stato fatto sfilare in mezzo a due ali di poliziotti.
Questo perché, avendolo confuso con lo stesso Ciavardini lì presente, lo avrebbero più volte colpito.
Un’accusa che fu confermata dalla versione dello stesso Ciavardini, il quale raccontò di aver visto anche poliziotti aggredire De Angelis al grido di Ecco Ciavardini, quel bastardo.
Ma il calvario di Nanni De Angelis era appena iniziato.
Infatti, il 5 ottobre 1980, in mattinata, fu ricoverato in ospedale dove i medici prepararono un referto medico che, pur non evidenziando fratture o lesioni, prevedeva comunque sette giorni di prognosi.
Un referto che non fu rispettato, in quanto, nella stessa mattinata, Nanni De Angelis fu dimesso e riportato nel carcere di Rebibbia con un’ambulanza, venendo trovato impiccato nella propria cella, il giorno stesso.
Suicidio?
Fu questa la versione della polizia immediatamente pubblicata sui giornali.
Alla morte del ragazzo seguì un’inchiesta alla quale fu posto agli atti il referto dell’autopsia ordinata dal magistrato.
Un referto che non combaciava con quanto sostenuto dai medici del carcere.
Infatti, nel referto, firmato dal professor Silvio Merli, venivano evidenziate numerose ecchimosi su tutto il corpo di De Angelis, in particolare sul capo.
Uno dei motivi che portò i familiari del giovane a non accettare mai l’ipotesi del suicidio di Nanni.
Il 30 settembre 1981, Marco Pizzari fu ucciso dai NAR con tre colpi di pistola, perché sospettato di aver “tradito” Ciavardini e De Angelis comunicando alla polizia il luogo in cui avevano appuntamento con Sette.
In realtà, non fu così.
Pizzari, infatti, non aveva mai tradito i due amici, in quanto il suo telefono era stato intercettato dalla polizia.
De Angelis continuò a ricevere fango anche dopo la sua morte.
Il trafugamento della salma
Infatti, sei anni dopo, fu coinvolto nelle indagini sulla strage di Bologna e accusato da Angelo Izzo e da Raffaella Furiozzi di esserne stato l’esecutore materiale assieme a Massimiliano Taddeini.
Ma, in seguito, venne accertato che il 2 agosto 1980 De Angelis e Taddeini si trovavano a Castel Giorgio, in provincia di Terni, a disputare la finale del campionato italiano di football americano, davanti ad un pubblico di centinaia di persone e inquadrati dalle televisioni locali.
Nanni troverà un po’ di pace il 7 ottobre 1987, quando la salma fu prelevata da ignoti dal cimitero di Poggio Cancelli e cremata, proprio come da lui più volte espresso e con le ceneri rese alla famiglia.
Un suicidio che sa di omicidio e che, ancora oggi, resta un mistero.
Morti avvolte nel mistero o senza colpevoli, in cui la sola certezza è una storia scritta col sangue di vittime rimaste senza giustizia.
Nemes Sicari
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