Matrimoni fasulli, peccati veri – Noi donne siamo gli unici esseri viventi sulla terra ad avere la capacità di confondere catamarani con cavalieri e di portarli persino all’altare; siamo anche dotate di coraggio, il barbaro coraggio di sognare storie d’amore con tutto ciò che ha una forma anche lontanamente mascolina, fossero pure urlatori omosessuali ultra-dichiarati.
Tra questi spicca Tiziano Ferro il cui successo è un regalo del pubblico femminile che, inspiegabilmente, lo adora e che, chissà perché, non ha smesso di sognare neppure dopo le “nozze” del suo idolo con un uomo.
Oggi termina, per fortuna, quel “matrimonio” mai esistito.
Cosa dice la Chiesa?
Una occasione eccezionale, purtroppo mancata, per i nostri sacerdoti.
Perché non hanno ricordato ad un popolo che non studia catechismo da almeno quarant’anni che quello di Ferro era un peccato, non un matrimonio e, per di più, oltremodo grave unendone due, quello della convivenza e quello della pratica omosessuale?
Perché non approfittare dell’occasione per insegnare ai catechisti nostrani, in occasione del felice evento, cosa è un peccato mortale?
Non c’è, in questo disgraziato Paese, un avanzo di prete che abbia più il coraggio di dire che peccato mortale è “quello che ha per oggetto una materia grave ed è commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso”; non si trova nemmeno a pagarlo oro un mezzo curato che riesca ad aprire bocca davanti ad un microfono (ma forse neppure in confessionale) per ricordare che due omosessuali che hanno rapporti intimi si espongono alle ire divine; non c’è un quarto di prelato che ricordi che la misericordia dell’Onnipotente può coprire molti peccati, ma peccare mortalmente fregandosene consapevolmente, come fanno, tra i tanti, anche i sodomiti, significa mettere a rischio la propria salvezza eterna.
Cercasi preti disperatamente
A cosa servono i preti se non a ricordarci che vivere in peccato mortale è come camminare sulle punte su di un filo di seta teso su uno strapiombo infuocato?
Ci si può salvare, ma non è probabile e più insistiamo, più avanti portiamo quella marcia rischiosa, più si abbassano le possibilità di salvezza e si alzano le probabilità di caduta.
Chi ha il compito di urlarci di tornare indietro e non lo fa o vuole vederci cadere o non crede che, cadendo, moriremo, oppure sa bene che moriremo, ma teme, parlando, di inimicarsi il mondo: nel primo caso è un sacerdote venduto al Nemico, nel secondo è un sacerdote che ha perso la fede, nel terzo è un vigliacco.
Tutti noi, esattamente come Tiziano Ferro, abbiamo bisogno di santi sacerdoti che ci aiutino ad abbassare la testa per scorgere le fiamme sulle quali camminiamo o sulle quali potremmo camminare.
L’astinenza non è un tabù
Solo così, dopo aver visto il pericolo, averlo sfuggito ed averlo vinto potremmo guardare il Cielo, quello a cui tutti siamo destinati, anche chi deve portare la pesantissima croce di una forte, talora innata, inclinazione verso la omosessualità.
C’è ancora qualche sacerdote che voglia ricordare a costoro che, se sapranno portarla come Dio desidera, possono farsi santi, grandissimi santi perché grandissima è quella croce?
Irma Trombetta