Remigrazione, continuiamo a parlarne

Remigrazione, continuiamo a parlarne
Remigrazione, continuiamo a parlarne

Sopiti i clamori elettorali tedeschi possiamo distanziarci dall’attualità per ragionare in maniera più lucida sul concetto di remigrazione.

Il concetto di remigrazione ha il pregio di superare la logica liberale per la quale “se lavorano va bene, se sono integrati va bene” e dall’altra parte crea una diga ideologica da contrapporre al concetto democratico del migrante perpetuo (che prima era immigrato, con l’idea che si partiva da un paese per raggiungerne un altro, ora è migrante, come se la mobilità non avesse una fine).

Sempre connesso al termine c’è l’idea che non sia possibile recidere i legami con la propria terra e idealmente che sangue e suolo siano intrecciati tra loro e non districabili né per chi parte né per i figli che genererà anche in un altro paese.

Se nel precedente articolo ci siamo concentrati più sugli aspetti politici della questione, ora vorremmo addentrarci più sulla sintesi di un’idea che possa essere presa da spunto dall’area identitaria.

A tal proposito abbiamo posto a Roberto Giacomelli* le seguenti domande. Presto seguiranno le risposte di alcuni altri nostri collaboratori ed amici:

– Da dove si potrebbe partire per parlare di remigrazione ad un’opinione pubblica che in massima parte ignora il tema?

La sostituzione etnica in atto nel disinteresse generale non è percepita nella sua drammatica realtà, nonostante le funeste conseguenze, tra cui la scomparsa dei popoli e la morte delle identità e delle culture nazionali.

Per sensibilizzare incisivamente i cittadini si deve evocare la paura, potente reazione primaria capace di modificare giudizi e comportamenti.

Rendere evidente nella comunicazione la sottomissione agli invasori  feroci e violenti, la perdita della libertà e la sottrazione dei beni posseduti.

Questa è la leva psicologica più potente per rendere per tutti l’espulsione degli invasori un’esigenza inderogabile.

 -Concretamente cosa si potrebbe proporre di concreto per innescare un circolo virtuoso che porti alla remigrazione delle masse allogene presenti sul territorio nazionale?

Qualsiasi reazione all’immigrazione selvaggia è vietata, tema tabù imposto dall’egemonia culturale progressista al servizio degli interessi del grande capitale cosmopolita e delle forze della globalizzazione.

Le ipocrite fandonie di questa cultura nemica dei popoli vanno svelate per smascherare le falsità, la comunicazione crea la realtà.

L’espulsione coatta degli invasori è praticata da governi di sinistra in Inghilterra, Australia e Germania nel silenzio assoluto dei media di regime.

Le masse accettano supinamente i messaggi della grancassa mediatica che le indirizza dove conviene agli interessi del capitale, è dal Governo che deve partire la risposta ai media asserviti al sistema mondialista.

-La remigrazione deve essere un fenomeno che coinvolge sia chi è presente in Italia da tempo sia chi è appena arrivato e che in una certa misura avrebbe degli impatti sul mercato del lavoro (prevedendo l’uscita di manodopera a basso costo tutte le filiere dovrebbero fare i conti con aumenti salariali anche importanti per attrarre i disoccupati italiani). Questa potrebbe essere una grossa obiezione da parte delle forze democratiche. Come si potrebbe rispondere?

Sostituire la manodopera a basso costo dei nuovi schiavi da rimpatriare comporta l’adeguamento dei salari degli italiani con paghe dignitose.

Il costo per le piccole e medie imprese va riassorbito con una sensibile diminuzione delle tasse a loro carico, possibile grazie al risparmio sulla spesa insostenibile per la sanità, per l’assistenza sociale e la criminalità degli invasori.

Al computo finale il risparmio sarà immenso, anche per la salute psichica e l’ordine sociale.

Roberto Giacomelli

*Psicoanalista e naturopata a indirizzo psicosomatico. Formatore per la Regione Lombardia, ha tenuto corsi sulla difesa psicologica ed il combattimento reale alla Polizia Locale lombarda. Maestro di sport da combattimento, cofondatore della Fenasco, federazione degli sport da combattimento. Fondatore e tecnico della Bulldog’s Gym di Milano, è Divemaster PADI, con diverse centinaia di immersioni subacquee, istruttore di fitness, atleta agonista nella categoria master di corsa lunga e skyrunning, tiratore di pistola nella specialità combat IDPA.

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