Urge una nuova classe politica – Non c’è bisogno di essere analisti economici di grande competenza per capire che continuando così le cose, il debito italiano arriverà alle stelle divenendo inestinguibile per l’eternità.
Con l’adesione all’eurozona e la rinuncia alla sovranità monetaria, il nostro Paese ha firmato una serie di cambiali in bianco che l’hanno resa succube delle decisioni della BCE e dell’oligarchia finanziaria di Bruxelles.
Adesione cieca alle politiche UE
Sulla base di queste considerazioni la soddisfazione manifestata dal governo Meloni per l’erogazione delle diverse tranches del cosiddetto PNRR appare veramente incredibile.
Non c’è infatti nulla di cui essere contenti visto che ogni tranche mostra come il bilancio del nostro Stato si fondi unicamente sui ripetuti prestiti che costituiscono solo un mero palliativo destinato a dissolversi senza alcun giovamento per lo sviluppo e il rilancio dell’economia nazionale.
Desta invece grande stupore la inerzia dei nostri politici che appaiono supinamente rassegnati a subire questo stato di cose senza accennare una benché minima reazione.
Decenni di governi incapaci e succubi
Si tratta ormai di uno stato di crisi perenne e di un abisso che diventa sempre più profondo precludendo ogni prospettiva di risalita. Siamo lontani da quando Craxi poteva affermare che, nonostante l’inflazione, la nave Italia andava avanti.
La situazione in cui Amato, Prodi, Draghi, Ciampi e compagnia cantante ci hanno cacciato a partire dal 1998 ha ipotecato il futuro dell’Italia e a farne le spese sono oggi i ceti sociali più esposti e domani le giovani generazioni. In questo contesto è chiaro come il governo Meloni appaia in tutta la sua fragilità.
Se poi aggiungiamo la pochezza dei suoi ministri assolutamente impreparati a fronteggiare l’emergenza, il gioco è fatto.
La sola del governo tecnico
Di qui le voci sempre più insistenti sulla possibilità per qualcuno, o la necessità per qualcun altro, di varare un governo tecnico che avrebbe come prerogativa il sostegno di tutto il quadro politico sospendendo di fatto i contrasti tra maggioranza e opposizione.
Veicolo trainante delle manovre in corso è il solito spread che, pur non essendo particolarmente in salita, sembra allarmare i cosiddetti mercati che vedono a rischio i loro profitti. In verità a danneggiare l’economia internazionale come anche la nostra, oltre al pregiudizio liberista che ostacola ogni intervento dello Stato lasciando tutto nelle mani dei privati a prescindere se siano dei geni imprenditoriali o meno, è di sicuro il grave scenario geopolitico con la guerra in Ucraina e, adesso, di nuovo, ma mai comunque cessato, il conflitto arabo israeliano.
Gli USA, sempre loro
Non è un mistero che la regia di quanto sta accadendo è a Washington. Gli americani si sono accorti che l’egemonia del dollaro è traballante e hanno scatenato senza porsi eccessivi scrupoli, un autentico putiferio interrompendo i rapporti commerciali tra Russia ed Europa e determinando un pericoloso aumento dei costi delle materie prime, soprattutto quelle energetiche.
In tale contesto, che il governo italiano sia nelle mani di questo o di quello poco cambia perché chiunque salga a Palazzo Chigi di certo non avrà il coraggio di cambiare strada e tutto resterà come prima.
Del resto, l’alternativa c’è ma necessita di una volontà politica che nel parlamento italiano così come esso è ora, manca del tutto. Chi, infatti, avrebbe il coraggio di denunciare il Trattato di Maastricht che tanti danni ha provocato alla nostra economia nazionale?
Un’impresa titanica
Chi avrebbe il coraggio di mutare la politica estera uscendo dalle alleanze o presunte tali, sottraendosi alle logiche belliciste della NATO che hanno sconquassato l’Est dell’Europa provocando oltretutto il dissanguamento di interi popoli?
Chi avrebbe il coraggio di restaurare la sovranità monetaria avviando nuovi rapporti economico commerciali con tutti i paesi attualmente non allineati e inaugurando una politica di massicci investimenti nei settori pubblici con la creazione di centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro?
Senza contare che in Italia mancano le scuole di formazione tecnica, mancano i medici, gli infermieri, gli artigiani, mancano seri investimenti nell’agricoltura.
Basta farsi un giro nelle grandi città per vedere quanto ci sia da fare nella sanificazione e nella urbanizzazione delle periferie.
Una nuova classe politica
Il problema, dunque, non è quello di inventare un governo tecnico.
L’esperienza fallimentare del governo Monti come anche degli altri non eletti ma nominati dall’alto, ha dimostrato che non è quella la strada giusta. Si tratta invece di formare una nuova classe politica responsabile e coraggiosa e soprattutto competente, capace di tracciare nuovi percorsi orientati per davvero al riscatto nazionale.
Si tratta davvero di voltare pagina sul serio e il prima possibile.
Nicola Cospito