Wagner: Il concerto è finito, l’orchestra si ritira, la guerra continua

Wagner: Il concerto è finito, l’orchestra si ritira, la guerra continuaWagner: Il concerto è finito, l’orchestra si ritira, la guerra continua – L’Operazione Valchiria in salsa russa è incominciata il venerdì pomeriggio con dichiarazioni estremamente forti di Prighozin, il proprietario della PMC (Private Military Company) Wagner, contro il ministro della difesa Shoigu e contro il generale capo di stato maggiore Gerasimov.

Settimane di dichiarazioni bellicose

Il criticismo di Prighozin contro i due non era certo una novità, visto che da mesi il proprietario della Wagner, durante i durissimi combattimenti di Solder e Bakhmut aveva più volte accusato i massimi vertici militari russi rei, a suo dire, di incompetenza e di voler danneggiare la Wagner, concorrente scomodo alle forze armate regolari, riducendone le forniture di munizioni.

Dopo la presa di Bakhmut del 20 maggio e il seguente ritiro nelle retrovie della Wagner del 1° giugno, un’ulteriore querelle si era innescata tra le due fazioni.

Uno scontro con i vertici della difesa

In sostanza il ministero della difesa russo ha preteso la sottoscrizione di un contratto per subordinare e legare più strettamente a sé l’azione delle diverse PMC. Una ventina di entità minori hanno sottoscritto, la Wagner, che da sola, anche dopo aver rilasciato circa 32.000 galeotti che si sono conquistati la libertà combattendo al fronte, conta ancora di circa 25.000 altamente qualificati e armati di tutto punto (con propria artiglieria, una propria forza corazzata, una forza aerea e sistemi missilistici antiaerei), non l’ha fatto.

Le notizie di susseguono

Nel tardo pomeriggio di venerdì il criticismo è sfociato nella sedizione e nell’ammutinamento. Prighozin ha infatti dichiarato che Shoigu e Gerasimov avrebbero ingannato il presidente Putin, condotto la guerra in maniera inefficiente e che andavano rimossi, anche con la forza.

A tutto ciò si aggiungevano patenti menzogne circa il fatto che l’esercito russo era in fuga a causa dell’offensiva ucraina, che invece, dal 4 giugno langue sulla prima linea delle difese russe senza avanzamenti significativi e costando invece enormi perdite alle forze di Kiev.

In serata, l’annuncio di Prighozin di un attacco missilistico da parte dell’esercito regolare sui campi di addestramento della Wagner.

Notizia, con ogni probabilità falsa e subito smentita ufficialmente dal ministero della difesa, supportata solo da un dubbio video con immagini di esplosioni in un bosco e poco più.

La presa di Rostov

Da quel momento si poteva dire avviata l’insurrezione.

I servizi di sicurezza dell’FSB hanno dichiarato Prighozin “ricercato” e hanno iniziato a irrompere nei centri di reclutamento della Wagner di tutto il paese e nella sua sede amministrativa di San Pietroburgo.

In contemporanea unità di combattimento della Wagner, disposte nelle retrovie di Lughansk, penetravano a Rostov, impadronendosi della città sede del comando del distretto meridionale, ovvero il distretto maggiormente coinvolto nella gestione delle operazioni militari in Ucraina.

La città si è così svegliata con i carri armati e i mercenari della Wagner predisposti in tutti i centri nevralgici, attorno al comando militare, alla sede locale dell’FSB e agli uffici governativi.

Appelli sono stati lanciati affinché anche il resto delle forze armate si unissero a loro.

Tuttavia, nella notte, sono arrivate solo notizie contrarie alla sedizione.

Surovikin sta con Putin

In primis un videomessaggio del generale Surovikin, unico generale ad aver raccolto nel tempo apprezzamenti da parte di Prighozin, sotto il cui comando delle operazioni in Ucraina, tra ottobre 2022 e gennaio 2023, era stato lasciato molto spazio alla Wagner ed era stata concepita la messa in funzione del “tritacarne Bakhmut”.

Surovikin ha subito intimato agli uomini della Wagner di rinunciare all’ammutinamento e di rimettersi agli ordini del presidente.

Altre dichiarazioni in tal senso si sono susseguite da parte di generali e governatori, inclusi i presidenti delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lughansk.

Putin evoca il 1917

Alla mattina ha parlato invece direttamente Putin alla nazione, sconfessando del tutto Prighozin, descrivendo le sue azioni come una “pugnalata alla schiena” ed evocando i fantasmi del 1917, della guerra civile, della nazione in balia del nemico e dello straniero proprio nel corso di uno sforzo bellico.

Dopo le parole di Putin è stato ancora più chiaro che il putsch non potesse avere successo.

Nessun reparto delle forze armate si è unito alla Wagner. A Rostov manifestazioni spontanee di cittadini hanno iniziato ad attorniare pacificamente i mercenari invitandoli ad ascoltare le parole del presidente.

La marcia per la giustizia

Prighozin, in tono di sfida, invece si diceva pronto a rimuovere Putin e a dare alla Russia un nuovo presidente, sebbene già poche ore dopo correggesse il tiro sostenendo che non era in corso un tentativo di colpo di stato ma “una marcia per la giustizia”, una sorta di azione dimostrativa per forzare la mano alle autorità.

In ogni caso, una cospicua colonna di mezzi militari della Wagner si lanciava verso Mosca, sull’autostrada M4 lunga circa 1.000 khm.

Elicotteri dell’aviazione russa hanno cercato di intercettare la colonna all’altezza di Voronezh, circa a metà strada del tragitto, colpendo alcuni veicoli ma ricevendo in risposta il fuoco delle batterie antiaeree della Wagner, che avrebbero abbattuto ben 6 elicotteri e 1 aereo (ben più di quanto fatto dagli ucraini in 20 giorni di offensiva).

Kadyrov a difesa del governo

Verso Rostov, intanto, si muoveva dal Caucaso un’ingente colonna armata della forza speciale cecena Akhmat, chiamata da Kadyrov a difesa del presidente Putin.

La mattinata è stata puntellata anche, comprensibilmente, dalle dichiarazioni entusiaste di Zelensky e del ministro degli esteri ucraino Kuleba, speranzosi che la situazione in Russia continuasse a sfuggire di mano.

Mano USA?

Sullo stesso tono anche l’ex oligarca russo Khodorkorsky che si è detto speranzoso che la Wagner potesse arrivare veramente ad un cambio di regime a Mosca.

Sia i canali di informazione ufficiali russi, sia la vasta rete di corrispondenti di guerra non ufficiali, di canali telegram, blogger etc… (pur generalmente molto critici verso i vertici del ministero della difesa) oltre che a schierarsi nettamente con Putin, hanno iniziato a insinuare che il putsch fosse coordinato da agenzie straniere, segnatamente la CIA americana, l’MI6 inglese e il Mossad israeliano.

Allo stesso tempo i messaggi di Zelensky sono stati impiegati per invitare gli uomini della Wagner a non fare il gioco del nemico.

Anche la Wagner è divisa

Molti reparti della Wagner stessa, a quanto pare, non avrebbero partecipato al tentativo di ammutinamento. Da più parti le autorità russe, facendo eco alle parole di Putin che anche nel suo videomessaggio non disconosceva i meriti di guerra dei soldati della Wagner, invitandoli a non seguire l’insurrezione, moltiplicavano gli appelli agli uomini della Wagner di non seguire Prighozin, garantendo una totale amnistia nel caso fossero state gettate subito le armi.

Sulla tangenziale sud di Mosca, nel frattempo, si disponevano uomini della guardia nazionale e dei paracadutisti per respingere gli ammutinati. Si facevano affluire in emergenza truppe da San Pietroburgo e dagli oblast vicini.

Comparivano intanto improvvisati blocchi stradali organizzati dalla polizia sulle autostrade con camion e barricate, ruspe per creare barriere e ostacoli vari, mentre intanto attorno a Rostov si disponevano gli uomini della Akhmat.

La mediazione bielorussa

La svolta è arrivata solo in serata, quando ormai la colonna della Wagner era a circa 200 khm da Mosca, a quanto pare grazie ad una telefonata tra il presidente bielorusso Lukashenko e Prighozin.

Ordine di smobilitazione, colonna militare ferma e in ritirata, posti di blocco tolti a Rostov tra gli applausi della popolazione che fraternizzava con i mercenari che si preparavano a ritornare alle proprie basi in Donbass, Prighozin comunicava che bisogna evitare spargimenti di sangue tra russi.

Tentativo di salvarsi la pella di fronte al fallimento del golpe per il mancato appoggio tra i militari e la popolazione civile?

È presto per le analisi

Mossa orchestrata a tavolino col Cremlino per oscuri giochi di potere ancora da dipanare?

Rinsavimento dopo un momento di lucida follia?

Impossibile al momento saperlo con certezza.

In ogni caso, appare determinante il ruolo di Lukashenko che si sarebbe sentito con Putin già nel sabato mattina e concordando con il presidente russo di agire da mediatore.

Peskov, portavoce ufficiale di Putin, riferisce che effettivamente Lukashenko agito da mediatore e che la Russia gli è molto grata per questo, precisando, per il resto, che l’Operazione Militare Speciale continua senza modifiche per il raggiungimento dei suoi obiettivi.

Gli estremi dell’accordo

Nell’accordo, i cui dettagli non sono tuttavia ancora chiari, a cui si sarebbe raggiunti, vi sarebbe: l’immunità per tutti gli uomini della Wagner, Prighozin incluso il quale sarebbe in trasferimento verso la Bielorussia (ignoto conoscere il suo destino futuro al momento), possibilità per gli uomini della Wagner che non hanno aderito al putsch di firmare un contratto con il ministero della difesa ponendosi ai suoi ordini. Per il resto, si presuppone uno scioglimento della Wagner e una rifocalizzazione dei suoi uomini sui teatri africani o mediorientali, per ritornare alla ragione sociale iniziale ovvero condurre guerre ibride per conto della Russia ma lontano dalla Russia.

Presto un siluramento ai vertici?

Grandi assenti della giornata Shoigu e Gerasimov, totalmente non pervenuti, anche se si vocifera che nell’accordo raggiunto vi sarebbe la rimozione dei due personaggi.

Il concerto è finito, l’orchestra si ritira, la guerra continua.

Filippo Deidda