BERGOGLIO E LA BABELE EUROPEA

BERGOGLIO E LA BABELE EUROPEA
BERGOGLIO E LA BABELE EUROPEA

Nella conferenza stampa sull’aereo di ritorno dal viaggio in Asia e Oceania il Papa ha parlato di elezioni americane, dichiarando che i due candidati, sostanzialmente, si equivarrebbero, essendo entrambi contro la vita. Trump per i suoi obiettivi di contenimento dell’immigrazione, Harris per i suoi principi abortisti.

Per l’argentino, quindi, cercare di limitare i flussi migratori è non solo un “peccato grave”, come affermato in più occasioni, ma una colpa dello stesso livello dell’aborto.

La dottrina cattolica, è bene precisarlo, nei confronti dei migranti e degli stranieri in genere non prevede l’accoglienza illimitata e a tempo indeterminato, ma solo nei limiti del possibile e con l’obiettivo del bene comune.

Come si possa raggiungere il bene comune in una condizione di esplosiva emergenza sociale determinata dall’immigrazione incontrollata di popoli diversissimi da quello accogliente è difficile immaginarlo.

Il Vangelo

L’episodio citato nel Vangelo di Matteo (Mt. 15,21-28) della donna cananea che chiedeva aiuto per la figlia tormentata da un demonio, contiene una frase illuminante: ”Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini”, intendendo che Gesù era stato inviato alle “pecore perdute della casa di Israele”, mentre la donna disperata apparteneva ad un altro popolo. L’insistenza e soprattutto la fede della donna fecero sì che fosse premiata.

Tuttavia le parole di Cristo stanno a indicare un preciso ordine di priorità. Prima vengono i propri cari e poi, se possibile, gli altri, i cagnolini, a cui vanno le briciole, cioè ciò che, nel limite del possibile, si deve donare al prossimo.

La Genesi

Il Vangelo è anche discernimento. Ma c’è un altro passo delle Sacre Scritture su cui riflettere quando si parla di flussi migratori. Questa volta nell’Antico Testamento, più precisamente nella Genesi. L’episodio della Torre di Babele (Gen. 11,1-9) racconta di come l’Umanità, che a quei tempi parlava un’unica lingua, anziché diffondersi su tutta la Terra, come aveva stabilito Dio, decise di concentrarsi in un’unica area e qui costruire un’enorme torre, che potesse toccare il cielo.

Un atto di arroganza, una sfida al Creatore che fu punito con la confusione delle lingue -lo stesso nome di Babele deriva dall’ebraico “Balal” che vuol dire “confondere” – , cosa che portò i vari popoli a disperdersi.

Secondo l’insegnamento biblico, dunque, Dio non vuole che l’Umanità sia concentrata in un’unica zona – oggi la nostra disgraziata Europa o, più in generale, l’Occidente – bensì che, per quanto possibile, si distribuisca su tutta la Terra. La spinta migratoria sembra invece agire in direzione esattamente opposta.

La Torre e il Parlamento di Babele

Con il sostegno delle forze globaliste che aspirano ad un’unica popolazione mondiale indistinta, priva di identità e perciò facilmente manipolabile. In politica quasi nulla avviene per caso. L’architettura del Parlamento UE di Bruxelles è ispirata sfacciatamente al dipinto della Torre di Babele di Pieter Bruegel e rappresenta una sorta di manifesto degli obiettivi globalisti e immigrazionisti dell’Unione Europea, che infatti oggi si trova a fronteggiare gli effetti devastanti delle sue irresponsabili politiche migratorie degli anni precedenti.

Le strette sui migranti, inizialmente solo da parte dell’illuminata Ungheria e oggi anche della Germania, dell’Olanda, della Svezia sono un bagno di realismo, certamente tardivo ma ineludibile. La formula che tanta ironia suscitava tra i progressisti “Aiutiamoli a casa loro” è davvero una bestemmia? E’ davvero, per dirla con Bergoglio, un “peccato grave”?

Raffaele Amato

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