Intervista al Col. Fabio Filomeni, presidente del comitato “il mondo al contrario”

Intervista al Col. Fabio Filomeni, presidente del comitato "il mondo al contrario"

 

Il 23 novembre a Grosseto il comitato “Il mondo al contrario” – un coordinamento nato attorno al libro pubblicato dal Generale Roberto Vannacci nel corso del 2023 – effettuerà la prova generale per la propria metamorfosi ad associazione politica.

Abbiamo intervistato il presidente dell’associazione, tenente colonnello (ris.) Fabio Filomeni che ringraziamo per la piacevole chiacchierata.⁠ ⁠

Quali sono le sue aspettative dalla riunione di Grosseto del 23 novembre?

A Grosseto, presso le “Terme Marine Leopoldo II”, si svolgerà la 2^ Assemblea Nazionale dei soci del comitato “Il Mondo al Contrario”. Sarà un evento cruciale per tutti noi poiché dichiareremo ufficialmente la nascita di un nuovo progetto politico che si ispira a quello che io definisco “Vannacci pensiero”. Dobbiamo precisare, però, che per questioni amministrative, il nuovo soggetto politico nascerà a tutti gli effetti a gennaio del nuovo anno.

Ma l’Assemblea non servirà soltanto a presentare ai soci intervenuti il nuovo statuto e i regolamenti annessi. Infatti, oltre ad una opportuna conferenza stampa presieduta direttamente dall’onorevole-generale Roberto Vannacci, dal sottoscritto e dagli altri co-fondatori del comitato, i paracadutisti Bruno Spatara e Gianluca Priolo, è previsto nel pomeriggio un ampio spazio dedicato a tutte le associazioni politiche e culturali che vogliono dialogare e confrontarsi con noi.

Per rispondere alla domanda, mi aspetto che il comitato possa fungere da aggregante a tantissime realtà già esistenti: il calcestruzzo è formato da cemento, sabbia e ghiaia, ma a tenere insieme il tutto c’è l’acqua. Ecco, noi vogliamo essere l’acqua che solidifica il tutto.

La pubblicazione del libro Il mondo al contrario è stata oggetto di riletture a volte distorte e di endorsement da parte di insospettabili ma certamente ha suscitato l’attenzione e la simpatia di quella Italia profonda e silenziosa che mal sopporta le tematiche woke e i militanti DEI. Come si può dialogare con questo pezzo di italia?

Il libro autopubblicato – non dimentichiamolo mai – da Vannacci è balzato subito in testa a tutte le classifiche grazie alla campagna diffamatoria dei media nazionali che si sono accaniti sul generale, Non solo, anche la presa di posizione assolutamente discutibile del Ministro Crosetto che con un tweet (probabilmente da sotto l’ombrellone) dava del “farneticante” ad un generale degli Incursori dell’esercito con centinaia di missioni operative alle spalle, ha certamente contribuito alla notorietà del personaggio.

Ma passato il polverone iniziale delle accuse di razzismo, omofobia e quant’altro, gli italiani hanno capito di trovarsi di fronte un uomo che ha avuto il coraggio di abbattere con una spallata il muro del politicamente corretto. E lo ha fatto con coraggio mettendo “nero su bianco” tanti pensieri – sebbene condivisi dalla maggioranza – condannabili dai cosiddetti guardiani della morale, gli stessi che hanno reso permeabile la nostra società rispetto alla cancel-culture e alla cultura woke.

Guardi, su questo Vannacci è stato trasversale: ha ricevuto consensi e apprezzamenti da tutte quelle persone che si riconoscono in una vera destra e in una vera sinistra e che si sentono traditi dai cosiddetti “partiti pigliatutto”, i quali, con le loro politiche ambigue e incoerenti hanno fatto sì che un italiano su due non si recasse più a votare.

Il libro del Generale Vannacci ha il pregio di parlare al cuore degli italiani e propone innanzitutto un rinnovamento dello spirito che deve passare attraverso alla riscoperta dei valori della nazione. Attorno a quali grandi assoluti sarebbe possibile ridestare le energie migliori dell’Italia?

Il Mondo al Contrario descritto da Vannacci qualcuno lo ha definito un manifesto politico. Per me rappresenta la classica sveglia sul comodino, quella che ti desta dal sonno profondo e che ti “mette in moto” per guadagnarti da vivere. Ormai la sopravvivenza di ognuno di noi dipende dalla difesa di quei valori che per troppo tempo sono stati messi da parte.

Mi riferisco alle nostre radici cristiane, alla nostra identità culturale, e a quella meravigliosa placenta che è la Patria la cui acqua, all’interno, è vita per ognuno di noi. Difendere oltremodo la famiglia naturale, quella da cui proveniamo tutti, è diventato paradossalmente rivoluzionario in una società che ci vorrebbe fluidi, pronti a cambiare sesso a piacimento, o scegliendo in base alla percezione del momento.

Ma essere patrioti significa anche porre un freno alla società multietnica e multirazziale, per decenni propostaci come una panacea e che si è invece rivelata un grande imbroglio ben orchestrato. Chi ha permesso negli anni un’immigrazione incontrollata attraverso gli sbarchi clandestini di persone che solo in minima parte sfuggono da guerre e carestie, non è un patriota è un impostore.

La Patria va difesa sempre, e in questo caso a dare l’esempio con il suo coraggioso libro, è stato un generale che per 37 anni l’ha difesa a costo della vita. E in molti di quegli anni, chi adesso risponde a queste domande gli era accanto. Avanti patrioti, alziamoci. La sveglia di Vannacci è suonata!

a cura della Redazione

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